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Vanita' (Maxmex)

by maxmex

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1.
Sei quel che sei, non ti curi affatto dei confini miei, vaghi nella notte e mi risvegli quando vuoi, fuggi dai miei occhi e non mi dici dove vai. Sei ciò che vuoi, lama che scintilla nei miei vetri bui, sfaldi la mia roccia e mi distilli nei deserti, scegli la mia pioggia, ma del cielo non hai nubi, e non pretendi mai risposta, sei il mio viaggio e non rasenti la mia costa, odissea che mi perdi, quando penso che non siamo lontani, non ti vedo, ma lo sento che chiami. La libertà che mi leghi, come un fiocco, la disciogli nei dubbi, non invecchi, ma dimostri i miei anni, sei vanità… Sei quel che fai, soffi o surriscaldi, lo decidi poi, scavi nei ricordi ma non li sotterrerai, tanto, dai rimorsi come fungo emergerai, ma mi rinnovi la fiducia, specialmente, quando il tuo tormento brucia. Verità che mi imbrigli, tu lo sai, non torneremo puledri, non imbrogli, ma se mento, mi credi. La volontà che mi neghi, è la stessa che distende i miei rami, è la smania che si afferra ai miei polsi, è frenesia dei minuti, che del tempo non saranno che sputi, com’è vero che non siamo vissuti, è voluttà dei tuoi baci, è vanità, è vanità…
2.
Donna alzati e riprenditi il futuro, donna, credici, non ti ferma neanche un muro, con lo sguardo puoi arrivare più lontano, oltre il passo tuo, Il passato non conta più, non torna più, salta dalla cornice e guarda su. Apri gli occhi tuoi grandi e puntali nel cielo, di blu sfamali, fuori c’è l’arcobaleno, e convinciti che non era tuo destino di rinchiuderli dentro un mondo che è buio ormai, e tu lo sai, l’ora d’esser felice non passa mai. Tu puoi decidere se vuoi combattere o vuoi resistere. Donna, alzati e riprenditi il futuro, donna, credici, non ti ferma neanche un muro, con lo sguardo puoi arrivare più lontano, oltre il passo tuo, nulla mai è del tutto vano. Donna affrettati, prima che chiuda il sipario, non illuderti che si fermi il calendario, con un gesto tuo, puoi tracciare tu il sentiero, la tua mente può far viaggiare dove vorrai, perché lo sai, chi ti ha già messo in croce, non cambia mai, né può comprendere silenzi e lacrime. Donna credici, puoi tracciare tu il sentiero, con la mente puoi trascinare il tuo veliero, con un soffio tuo, far diffondere il mistero, dissipare il buio, con la forza del pensiero. Donna apriti, svelta, agita il ventaglio dei respiri tuoi, resta solo uno spiraglio. Donna salvati, prima che scenda il sipario, non attendere che ti sfogli il calendario. Donna prenditi il futuro, non ti ferma neanche un muro, il tuo sguardo è più lontano, donna, segui il tuo richiamo, Il tuo giorno ormai è vicino, tu cavalchi il tuo destino, tu comandi il tuo veliero, fai diffondere il mistero. Donna, tu sei il mondo nuovo, smarrimento, oblio e ritrovo, il tuo passo ora è sicuro, non ti ferma neanche un muro.
3.
SCEGLI LA VIA (Massimo Messina) Tu che non hai coraggio, tu che non hai paura, che vedi a lungo raggio e che ci senti dalla luna. Tu che non hai guinzaglio e che trascini la tua catena, tu che ti senti ostaggio, dentro il corpo di una sirena. Tu credi nel destino, poi, vivi alla giornata, mischi sorriso al pianto e torni fresca come insalata, non passi il tuo cammello mai al di sotto della cruna, non poni mai un giudizio che a scamparlo ci vuol fortuna. Non so mai cosa pensi, non so mai cosa dici, e se non hai pazienza, scegli la via sicura, ti porterà lontano, come vento sulla pianura. Tu, con il tuo fardello, sai che la vita è dura, ti senti addosso un masso, ma volteggi come una piuma, tu che con il tuo passo ci attraversi la vita intera, svelta come un coniglio ed il silenzio di una pantera. Tu che non hai domanda e che sottaci la tua risposta, fulmini con lo sguardo e dici che non l’hai fatto apposta. Non so mai cosa dici, Non so mai cosa pensi, e se non c’è giustizia, scegli la via sincera, scorrerà come un liscio sulla pista di una balera. Cosa pensi, cosa dici, non so mai cosa sogni, cosa c’è dentro gli occhi tuoi, oltre i mari e i tramonti. E se non hai premura, scegli la via tortuosa, disperderai il tuo tempo, come il soffio su una mimosa, ma se sarai in ritardo e la tua meta oramai è lontana, scoccherai come un dardo, al rintocco di una campana.
4.
SPINA NEL FIANCO (Massimo Messina) Niente mi fa più paura quanto quel silenzio che mi incrocerà, mi passa accanto con la sua premura, ma se tarda, è il freno che mi bloccherà. Nulla è peggio dell’inferno, quando il paradiso mi spalancherà, buca lo sguardo, che della sua luce non ti basta il cielo, non ti basta mai, non mi basta mai. Spina nel fianco che non brucia più e non basta mai. Niente fa volare in alto quanto il muto soffio suo di vanità, effonde caldo, ma ti mozza il fiato quando ci respiri la sua voluttà. Nulla mi farà soffrire più del desiderio suo di frenesia, mi prude in mano, frigge la mia attesa e il dolore è un treno che non passa mai, che non passa mai... Spina nel fianco, il dolore è un treno che non passa mai, che non passa mai, che non passa mai. Spina nel fianco che non brucia più e non stanca mai, non si stacca mai. Spina nel fianco che mi fai premura, quando mordi il freno che mi bloccherà, cieco coraggio che mi fa paura, che imprigioni il sogno mio di libertà, come fa un veliero che non salpa mai. Spina nel fianco, libertà è un veliero che non salpa mai e non torna mai, non affonda mai. Spiga di campo che non danza più e non secca mai, non si piega mai, non si ferma mai. Spina nel fianco, il desiderio è un vento che non spazza, un volo che non s’alza più, che non sazia mai.
5.
Ho visto boschi senza alberi, bruciare piano senza spegnersi e paradisi senza angeli, fughe di piedi senza sandali. Ho visto volti senza lacrime ed occhi secchi come datteri, tra ciechi anfratti, lungo i vicoli, come murene rintanandosi, senza nascondersi. Ho visto sguardi vuoti perdersi, andar lontano, senza muoversi, mani affamate ancora immergersi in neri sacchi come oceani, toccare il fondo, senza arrendersi. Ho visto cieli tristi inerpicarsi come edere sui muri, brevi rintocchi di campane su pensieri muti infrangersi. Ho visto scivolare il vento freddo ed i pennacchi dei respiri, passare come treni su sentieri ancora liberi, e ho visto ancora il soffio dei silenzi formare vortici sui fiumi e pesci scuri sullo sfondo, come se fossero sassi. Ho visto nubi come gamberi, tornare indietro, senza illudersi, e giorni grigi, avvicinandosi, mostrare i denti come lupi. Ho visto inferni senza demoni, mischiare fango a cuori limpidi, anime grandi in corpi esili, come giganti fra i più umili viandanti. Ho visto da lontano, nude braccia arrampicarsi, lame di foglie luccicare e desideri appesi al sole, come grappoli. Ho visto poi le gambe dondolare, ad asciugare come panni stesi, leste salire sopra i rami, come corde di funamboli, e ho visto l’incoscienza dei sorrisi, staccare frutti ancora acerbi, saltare giù impaziente e prendere la vita a morsi. Ho visto volteggiare stormi di aquiloni, sollevarsi oltre i gabbiani, ancor più in alto e in alto ancora, fino a perdersi. Ho visto ancora i borghi camminare, echi di passi sui selciati e sulle scalinate, voci di bimbi poi ricorrersi, e ho visto donne ai banchi dei mercati, scegliere vestiti dai colori accesi, altre, scoprire i polsi e mescolarsi tra i profumi.
6.
GLI SPAZI TUOI (Massimo Messina) Riempi tutti gli spazi tuoi, alza muri, silenzi e vai, tu che in mente cambiare puoi, resti come sei. Tocca il fondo dei cieli bui, quelle stelle che toglierai, tu che il tempo viaggiare fai, non lo seguirai. Parti con me, non puoi staccarti da me. Danza con me, non puoi slegare i perché. Scegli con me la musica, l’onda che mi carica, l’eco che rimbomba dentro di me. Salta con me, non puoi lanciarti nel vento, anche perché se chiedi, non sono pronto. Sbaglia a metà, ma sbaglia bene se puoi, ricorda che siamo noi racchiusi in uno soltanto. Rompi tutti gli incanti tuoi, scegli i cocci che incollerai, ciò che avanza, lo svuoterai nei tormenti miei. Brucia con me, ma i desideri che poi tu incendierai, ricorda che sono i miei. Sciogli con me, se vele bianche isserai, ma in mari grossi, se puoi, sta' avanti, non si sa mai. Salpa con me, non puoi lasciarmi da solo, anche perché se provi, resti sul molo, e ammesso che non sarò accanto, anche se per un momento, vedrai, non puoi evitare lo scontro. Dormi anche tu, non senti che sono stanco? Fa’ conto che se pensi, non mi addormento. Di contro, puoi sognare quello che vuoi, prometto che sceglierai tu, se di dorso o sul fianco. Scegli i mondi che troverai, prendi il fiato e le ali mie, tu che il volo spiccare vuoi, ma non fuggi mai.
7.
KIRA (Massimo Messina) Gente che viaggia dal giorno alla sera, fila incessante che scorre leggera, parte dal buio e prosegue nell’alba, vira ed affonda nel cielo che annebbia. Kira non parla, sta sempre da sola, quando il silenzio le afferra la gola, lo avvolge al collo che sembra una sciarpa, scruta il paesaggio nel vetro che appanna. Kira ha uno sguardo di muta memoria e una campana che in mente risuona, ogni rintocco scatena la danza, ma anche un ricordo può dare tristezza. Kira è il lavoro che spacca la schiena, maglia, ingranaggio di una catena, ma non demorde, né ammaina bandiera, Kira ha il coraggio di una pantera. Kira ha il coraggio di una pantera. Kira è la notte che avanza sicura, frena, rincorre, ma senza premura, l’ombra la insegue nel vento che incalza, fredda colpisce e addosso rimbalza. Kira non morde, né abbaia alla luna, porta pazienza, non cerca fortuna, il tempo passa, rimuove la cera, fino al passaggio di una corriera, fino al passaggio di una corriera. Kira è la corda di una chitarra, tende la pace, non scorda la guerra, e se il giudizio l’ha messa alla sbarra, scampa al naufragio, si rialza da terra. Di ogni confine conosce la strada, punta il traguardo, non teme frontiera e se barcolla o si sente confusa, trova un appiglio, non molla la presa. Kira è quell’onda che monta la schiuma, filtra la sabbia che il palmo consuma, apre il suo pugno ed il sogno si avvera, crede al presagio e mai a una chimera. Fila di gente dal vespro all’aurora, ma del serpente si perde la coda, curva nel mare e poi si attorciglia, sbatte nel cielo e si chiude a conchiglia, sbatte nel cielo e si chiude a conchiglia.
8.
DIMMI CHE TI PIACE (Massimo Messina) Ho portato alberi e colline nei deserti, dimmi che ti piace, dimmi che ti piace. Ho addolcito mari e dissalato anche le coste, dimmi che ti piace, che ne sei felice. Lo so, forse ho ecceduto nei silenzi, ma perché la pace abbia la tua voce, e se mai ho intrecciato le fessure alle serrande, è perché la luce muova i tuoi riflessi. Non so, sorridi con gli occhi, se tacerai, non importa. Io non lo so se t’incanta, ciò che conta, è che la strofa ti entri in testa, e non lo so se è l’arsura, ma il tuo fiato per me è un goccio d’aria pura. Ho riempito i cieli grigi di aquiloni freschi, steso gli orizzonti, ricacciato nubi, ho imbrigliato gli echi e poi, li ho urlati ai quattro venti, ho quadrato conti, raddrizzato cerchi. lo so, ho dragato il fondo a neri abissi, ma di bui rimorsi non ne sono emersi. Ho recuperato anche il sorriso dai forzieri, lune dei corsari, sogni bucanieri. Non so se è fiducia, ma già sento che il tuo sguardo addosso brucia, e non lo so se è impazienza, ma a ogni passo, mi si annebbia la distanza. Io non lo so se è una scusa, sarà fame, ma soffrigge anche l’attesa, e non lo so se è gazzosa, ma il tuo bacio sulla pelle è una ventosa. Io non lo so se è una resa, però al tuo braccio la mia testa lascio appesa. e non lo so s’è vittoria, ma nel cuore canta già la tua baldoria.

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Canzoni composte e suonate dal solo Massimo Messina (marzo-maggio 23). Disegno originale di copertina: Massimo Messina.

credits

released May 15, 2023

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maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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