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1. |
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SPEGNIAMO LA LUCE
(Massimo Messina)
Dai, spegniamo la luce,
lascia un filo di pace,
le finestre socchiuse,
cercando te,
cercando te…
Diamo un giro alla chiave
e abbassiamo la voce,
ogni cosa si tace,
sfiorando te,
sfiorando te.
Che se tu mi tocchi,
si disperdono i dolori,
non soffro più,
non ho più rimpianti,
dal tuo porto
vedo tutti i mari.
Quando al buio mi stringi,
non ho sogni,
niente desideri,
non penso più
a quei problemi sciocchi
che ci affliggono,
noi occidentali.
Che anche gli orologi
si confondono davanti a te,
tutto si ferma
quando sbatti gli occhi
e si placano follie e clamori.
Che tutte le gabbie
si spalancano ad un gesto tuo,
dubbi e incertezze
fuggon dalla testa,
il pensiero non ha più orizzonte
e lo smarrimento si nasconde
accanto a te.
Svelta, ammaina le stelle
ed issiamo il pudore,
sciolgo io le tue vele,
salpiamo via,
anima mia…
Che se tu sussurri
e accarezzi i miei silenzi,
mille amarezze
non hanno più nome,
le paure mie non hanno facce.
Che quando tu poggi
le mie mani sui tuoi fianchi,
i giorni tristi e scuri fanno festa,
e la noia è un’ola di corrida.
Che pure la morte
si accovaccia al cospetto tuo,
tutto svanisce
e affiora dai tuoi passi,
alla vista tua, il tormento corre.
Che quando respiri
e stai qui sul petto mio,
non c’è ingiustizia,
non c’è più una guerra,
non c’è fumo
che stropiccia gli occhi,
né un motivo
che mi mandi in bestia,
se sto con te...
se sto con te...
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2. |
Confessa tutto (maxmex)
05:11
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CONFESSA TUTTO
(Massimo Messina)
Confessa amore mio,
ormai ho capito tutto,
se vuoi il silenzio mio,
parla, stringiamo un patto,
abbracciami se vuoi,
non cederò al ricatto,
confessa tutto.
Confessa amore,
tu con me hai giocato sporco,
ti sei sdraiata qui,
accanto a me nel letto,
hai chiuso gli occhi
ed io ci son cascato in pieno,
confessa tutto.
E no, che smonterai
tutte le accuse mie,
stringendo la mia bocca
tra le labbra tue.
E non mi inganneranno
le tue fantasie,
no, ritratta tutto,
subito.
Ammettilo,
sei tu che hai pilotato il gioco,
non sono stato io
a compiere il misfatto,
mi son distratto e tu
hai tolto via il lenzuolo.
Su, confessa tutto e godrai,
della clemenza no,
non certo del rispetto,
piuttosto vado giù
poi pagherò il riscatto.
Lo so,
il prezzo tuo è la mia pazzia
e se vaneggio è colpa tua.
Aspetta amore mio,
qui si è imbrogliato tutto,
guardavo il viso tuo
e mi si è inceppato il nastro,
perciò riavvolgo
e tu comincerai da capo,
cancella tutto…
Ma non mi piegherò
certo alle mani tue,
non mi confonderai
col dondolio dei fianchi
e non m’inebrierà
l’onda del tuo profumo
meraviglioso che tu hai.
E se vacillerò
e mi mancheranno i sensi,
saccheggia tutto, fai,
afferra con i denti,
ma se fuggendo via
mi manderai in frantumi,
tu raccogli i pezzi,
come sai.
Sei tu
lo specchio della mia follia,
che se m’infrango, è colpa tua,
ogni ossessione, ogni mania.
Sei tu
il senno che mi porti via
e se ti amo è colpa tua.
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3. |
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MALEFICIO D’AMORE
(Massimo Messina)
Sento che mi manca l’aria dentro,
presto, devo uscire, qui si soffoca
ma non ho la forza
e non c’è spazio per correre.
Giro seminudo in questa stanza,
mesi, forse anni,
cosa importa ormai,
con un’ossessione
che non riesco a sconfiggere.
E non faccio niente, più ginnastica,
mi concedo solo un po' di musica,
tanto per stordirmi
e non contare a ritroso le ore.
Confezioni di piatti di plastica,
mangio solo quel
che non si mastica,
bevo giusto un goccio
ed ogni Papa che muore, un liquore.
Dio, quanto mi costa stare al buio
ma la luce del giorno m’intossica,
guardo la finestra
e non riesco a decidere.
Ho pensieri fusi nella testa,
per me azzurro o rosso
non è festa mai,
non piango, in compenso,
non riesco a sorridere.
Non leggo più libri,
ho spento la TV,
non lavoro, niente più politica,
ho disdetto tutto,
abbonamenti e rassegne d’autore.
Non vedo più amici,
resto qui in città,
blocco chiunque chiami
e mi sollecita,
amo la campagna
ma delle api ho terrore,
si muore…
Oh no,
sono apatico, patofobico,
prima o dopo passerà
ma è inutile girarci intorno,
questo è il classico
maleficio d’amore.
Senti come scorre il sangue lento,
sembra un olio denso,
tra le gambe ora il freddo
e una coperta
che non riesco a raggiungere.
Vento, come un’onda grande,
sbatte, sferza le serrande
e non si placa mai,
alzo le mie braccia,
quasi mi voglia arrendere.
La mia indifferenza è sintomatica,
non ho orgoglio,
ogni pila è scarica,
non c’è dignità
e il mio coraggio s’intana nel cuore.
Ho una voglia spenta tra le labbra,
la stessa sigaretta da un’eternità,
una sola smorfia,
buona per tutto,
rabbia, stupore.
La rassegnazione mi rinfrancherà
da questa speranza che mi sfianca
ma tengo la distanza
e non ho affatto vergogna, pudore.
Guardo tra le mani
e il soffitto si stacca,
adesso viene giù,
sento che mi schiaccia
ma non provo più angoscia o dolore.
Oh no,
quale maleficio,
sortilegio, presagio oscuro,
vudù tipico?
Sì, lo so che cambierà,
lo dice pure il mio cuscino,
sono un bradipo-sociopatico.
Paradiso o inferno, già,
per quello che m’importa,
fatalistico, scaramantico,
nessun dio mi salverà
e non è colpa del destino,
questo è il classico
maleficio d’amore.
Agorafobo, claustrofobico,
misantropico, paranoico.
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4. |
Colpo di vento (maxmex)
05:09
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COLPO DI VENTO
(Massimo Messina)
Un colpo di vento,
si spostano i confini,
un secondo
e vengon giù tutti i fiumi.
Frena la pianura,
si bloccano i sentieri,
dalle reti,
saltan via tutti i pesci.
È un accanimento
che imbroglia i tuoi capelli,
quello che imbroncerà le tue guance,
un soffio impetuoso
che avvinghia le tue gambe,
un affronto che non perdonerai.
Vile tradimento
che trama di profumi,
di unghia rosse
e di sbuffi arroganti,
quella scollatura
che sboccia dai tuoi seni
e incornicia i tuoi occhi briganti.
E un caldo sfinimento
assale i tuoi vestiti,
quasi che pace non puoi trovare,
così, incroci le braccia,
ti afferri forte i fianchi,
uno strappo e il mento solleverai.
Un colpo di vento
e tutto il mondo sa,
un colpo di vento
e tutto il mondo sta.
Un colpo di vento
ed il tuo corpo appare,
tutto intorno è di sale.
A ogni tuo passaggio
si drizzano i pontili,
dagli scalmi,
i remi giù, sull’attenti.
Vengon fuori i granchi
da anfratti ed antri oscuri
e si levan carapaci e saluti.
È una timidezza
che sfugge ai tuoi dissensi,
tanto che arrossirai le tue arance,
un’aspra bellezza
che scuffia vele ed onde,
che la schiuma ai piedi si getterà.
E le corde dei panieri
s’intrecciano felici,
i gerani a testa in giù sui balconi,
a implorare quel colore
che avvolge la tua bocca,
ogni panno steso sventolerà.
Un colpo di vento
e tutto il mondo sta,
un colpo di vento
e tutto il mondo va.
Un colpo di vento
e la marea risale,
poi si abbassa per guardare.
Un colpo di vento
e tutto il mondo appare,
un colpo di reni
e a testa in giù scompare.
Un colpo di vento
e quel gabbiano sale
e sospende cielo e mare
a metà.
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5. |
Forza e Paura (maxmex)
04:53
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FORZA E PAURA
(Massimo Messina)
Scommettiamo che se chiudo gli occhi,
tocco i tuoi capelli
e se quando li apro
ho il tuo profumo addosso,
che mi dai?
che legato, a testa in giù,
tratteggio al buio i tuoi occhi belli?
dammi la matita, un foglio bianco,
spegni e lo vedrai,
che indovino tutto ciò che hai in tasca,
il tono dei vestiti,
tutti gli ombretti,
il manicomio nella borsa
che non usi mai,
che se bevo tutto il vino rosso,
saprò dei segreti,
ogni bottiglia è mezza verità taciuta
che confesserai.
Vuoi vedere che m’invento
l’eco dei tuoi passi,
che di colpo ti aprirò la porta
ed ombra apparirai?
E semmai sanguinerò, lo sai,
mi basterà chiamarti,
se mi taglierò il labbro
col vetro dei silenzi tuoi.
E se già dalla memoria,
hai tolto tutto e ti cancelli,
sorridi e paga dopo,
tanto, la scommessa tu la perderai.
Se mi bendi e disorienti,
so dove cercarti,
stordito o zoppo,
corri, fuggi in capo al mondo,
voltati e vedrai.
Scommettiamo che trattengo
tutti quanti i tuoi respiri
e volerò leggero,
fino a quando
dentro non mi esploderai?
che non basteranno
odio e veleno,
intrugli e malefici,
ogni pozione?
io amerò ogni schiaffo che mi dai,
che già sento
il bruciore nelle mani tue
e mi prude in corpo
il graffio fuso dei tuoi artigli
e ti ringrazio
per ogni colpo basso in cui dirai:
“forza e paura...”
Ci scommetti che ora metto in moto
e corro a fari spenti?
son sicuro che non conti i pezzi
che raccoglierai.
Vuoi vedere che se tiri a caso,
azzecchi pure i denti?
il totale non importa,
tanto non m’incollerai,
che mi fiondo a testa in giù
nel pozzo dei tuoi desideri,
per ripulire il fondo
di tutti i peccati che ti assolverai,
che mi metto a litigare solo
coi tuoi specchi
ed in tutti,
come un vecchio matto
mi rifrangerai.
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6. |
Bossa di donna (maxmex)
04:20
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BOSSA DI DONNA
(Massimo Messina)
Svelto o lento, tutto passerà,
trascinando dietro la sua nostalgia,
un bagaglio di risposte
che il silenzio vuole aprire,
il sorriso spento che non tradirà.
Una donna aspetta senza età,
conta le ferite dentro l’anima,
ferma lì, con le sue borse
che non varcano il confine,
il suo sguardo è un muro,
non si valica.
E che porta dentro,
non si sa, già,
né check-in o controllo
mai lo scoprirà.
Doppio fondo di risposte
e paure clandestine,
il suo viso è marmo
che non lacrima.
Non ha verità da dire
né bugie da dichiarare,
è un dolore fresco
che non sanguina.
E tutte quelle sensazioni
nessuno mai le può capire,
tutte le attese ed illusioni
che oggi porta via con sé.
Forse un giorno il vento suonerà
la sua mesta bossa che si strascica
sopra i boschi e le pianure,
sulle guance ora distese,
lieve il suo rullante soffierà,
che anche il firmamento
si confonderà,
siglando il permesso per la libertà.
Fuggiranno le sue angosce
oltre ferrovie e dogane,
nessun buio sentiero la rincorrerà.
Dubbi profughi e incertezze
molleranno la sua fune,
ogni gabbia in fumo si disperderà.
E le più orrende vessazioni
saranno lucciole di stelle,
le sue profonde delusioni
saranno sogliole nel mare,
oscuri granchi, ansie e tristezze,
faranno cumuli di sale
e correranno le fatiche
che oggi porta via con sé.
E queste splendide emozioni
nemmeno tu le puoi sapere,
quando giù, guerre e religioni
cadranno con fronti e barriere
e tutto il tempo in un istante
tutto il suo succo verserà,
per te che sbucci acri speranze
che via con te si porterà.
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7. |
Ti ci porterò (maxmex)
05:21
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TI CI PORTERÒ
(Massimo Messina)
Smettila di parlare,
prendi la borsa, svelta,
andiamo al mare.
Smettila di grugnire,
mi vesto al volo,
ho smesso di dormire.
Smettila di tossire,
ogni qualvolta
hai qualcosa da dire.
Smetti di criticare,
se non ho voglia,
c’è poco da fare.
Le vedi quelle montagne,
oltre il confine,
a costo di volare
ti ci porterò.
Lavoro come tutti
e come te
ho giorni belli e brutti.
M’impegno come tanti
ma quando ho sonno,
non ci sono santi.
Digrigno forte i denti,
sì, ma tu russi
quando ti addormenti.
È inutile che dici
che io comando,
quando tu decidi.
In mezzo a file di macchine
a mai finire,
a costo di decollare
con tutto il sedile,
lungo sentieri impervi,
infausti e senza luce,
a costo di sfracellarmi,
ti ci porterò.
Presto, chiudi gli occhi,
dov’è che andiamo
non ci sono spazi,
giro la chiave,
sali in moto, è tardi,
che anche la sella suda
a starti più vicino.
Coraggio, vieni avanti,
che la mia schiena
poggi sui tuoi seni,
che se ti scosti appena,
già mi manchi,
ti chiedo scusa,
non parlare più,
non discutiamo più.
Verso orizzonti assolati,
tra pietre e brace,
sopra distese infuocate,
ti ci porterò.
Afferra tutto, soldi,
auricolari
e risme di giornali,
pomate per insetti,
creme solari
e yogurt in vasetti.
Tanto, non che t’importi
se sono allergico ai latticini,
mi copro di puntini,
di macchie rosse
e gran prurito agli occhi.
Dovessi però gonfiarmi
come un pallone,
a costo di soffocare,
no, non fiaterò.
Laddove sono le chiazze azzurre,
a mai finire,
che al sol pensare a quel blu
mi annoio da morire
ma marcerò sotto il sole,
a costo d'impazzire,
giuro, ch’io possa spellare,
non protesterò.
Stringi forte i fianchi,
mentre imbocchiamo
gallerie e tornanti,
sgusciamo fuori
e siamo due briganti,
che se mi arrendo ora,
ti perdo e addio bottino.
Inforca ora i tuoi occhiali giganti,
io indosso bermuda hawaiani,
coi volti scuri, siamo due gitani,
ma in quel carnaio immane
ogni silenzio è forestiero,
già, ma a costo di sprofondare
fra le tue dune,
piuttosto scavo una fossa
e mi ci fionderò.
Noi come gabbiani
che brancoliamo,
senza più un domani,
poco m’importa
se ora perdo i sensi
e al mio risveglio
non ricordo più
chi sono e chi sei tu.
Pur di riuscire a toccare
quelle tue sponde,
potessi affogarci dentro,
zitto resterò.
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8. |
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OSCURA PREGHIERA
(Massimo Messina)
Maledici tutti, mia Signora,
fai trionfare la tua pioggia nera,
agita le tue catene e le lenzuola
ma ti prego, non danzare più.
Lascia uscire da ogni pianoforte,
dal più basso tasto buio,
ansia e spavento,
spandi rabbia ed odio
col tuo incenso
ma ti prego, non cantare più.
Su, salvaci, salvaci
dai pendagli e dagli specchi suoi,
salvaci,
aiutaci a bruciare.
Ogni anima è tua, mia Signora,
usa intrugli e bambole di cera,
fa bollire mille aghi sulla schiena
ma t’imploro, non sperare più.
Abbandonaci giù, senza scarpe,
nudi e soli,
al supplizio del tuo inverno,
versa gocce d’oblio e sonno eterno
ma ti prego, non sognare più.
Su, salvaci, salvaci
dalla pace e i sentimenti puri,
salvaci,
aiutaci a bruciare
più in fretta che puoi.
Salvaci, salvaci,
dall’amore e dagli inganni suoi,
salvaci, spingici
nell’abisso profondo che in noi.
Getta oscuri auspici alle tue carte,
tradimento e che funesto
sia il destino,
scaglia il fuoco del tuo maleficio,
spregia e non desiderare più.
Su, salvaci, salvaci
dalle mani e le promesse sue,
salvaci, guidaci
nel dolore più atroce che sai.
Salvaci, salvaci,
caccia l’urlo più feroce che è in noi,
salvaci, insegnaci la menzogna
e a non credere mai.
salvaci, salvaci...
salvaci, salvaci...
salvaci, salvaci...
salvaci, salvaci...
salvaci, salvaci...
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maxmex Palermo, Italy
Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.
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