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Alivento (Maxmex )

by maxmex

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1.
E VOLO VIA (Massimo Messina) Anch'io purtroppo, che non ho più le scarpe e il cuore di un bambino, anch'io, purtroppo, mi sento solo. Anch'io purtroppo, che non trovai il paradiso, ma neanche l'ho cercato, e masticai il mio tormento di rinnegato al suolo, non ho creduto. Difficile pensare, questo è solo il paradiso e quel vuoto lo rivoglio su. E volo via dai miei occhi, a mio modo distesi, e dai quei tristi natali in cerca di un sorriso, e volo via dai miei sogni. Anch'io purtroppo, le mani tue non ho lavato e sanguinario, ahimè, da strofinaccio, mi son voltato. Anch'io distratto, che camminai sul tram che mi portava fuori dall'imbecillità dei mari in cui sono annegato, non ho potuto. Esploso tra i sentieri, zolla di un campo minato, un giglio rosso crescerà. Oppure steso sopra un verde manto sconfinato, disteso, arreso e asciugato dal sole che mi ha ucciso, io volo via dai miei sogni frantumati e persi, sul rotaio del mondo che violento mi sbatte il vento e il grigio tra i capelli, ora di pifferaio, e sono anch'io uno di loro, uno di quelli... anch'io, purtroppo.
2.
PEZZO DI CIELO (Massimo Messina) Apro le mie braccia al vento, poi penso che è vero, serve a sbatterci le ciglia quel pezzo di cielo. A metà del blu poi, un giorno lontano, a metà del blu poi, sei tu. Ampolle di roccia al vento, per carpire il suo pianto, nuvole di panna e un cigno ha preso il suo canto. Ai confini il blu poi un arcobaleno, ai confini il blu poi, sei tu. Vedrai gli oceani stringerci la mano, stretto nel cuore un diario, dove non scrivi frasi né parole necessari a coprire il tuo regno dai diamanti violenti, spazi verdi che ho voltato come rondini nel cielo, nei calmi bollenti echi di un lago, su fiumi taglienti come un foglio, da lanciare un grido, sorsi di anice e benzina in un polmone solo, confusi. A metà del blu poi, un giorno lontano, a metà del blu poi, sei tu. Gocce di luna, spegni la candela, cambi il tuo umore provvisorio, solo per dire: "splendido quel sole destinato a morire". Il tuo regno dai diamanti violenti, spazi verdi che ho voltato come rondini nel cielo, quei calmi bollenti echi di un lago, su fiumi taglienti come un foglio, da lanciare un grido, sorsi di anice e benzina in un polmone solo, confusi. Arance dagli spicchi roventi esplose nel vento di un mago, come coltelli sul fuoco, quegli artigli inferti sul costato. E fu lì che spalancò il suo mondo, copri uno sbadiglio, navigò tutta una notte per avere un figlio da lui, Alivento, signore dei prati e simbolo di smarrimento.
3.
LEI È NUDA (massimo messina) Lei è nuda, lei è nuda e io volo via. Lei è nuda, nella ripresa, l'aereo volò via. Rami di vento splendido nel cuore d'amico, tira i remi in un minuto. Apri un ricordo con dentro un liquore e il suo nome brillerà di novità. Lei è nuda, lei è nuda, e ha i miei occhi in una mano. Ricambia le mani e quel cuore vuole in ogni distesa tenderti la mano. Ricopre le canzoni vuote, stride un muro. Conce e pelli di animale, scompiglio in un ritrovo. Speleologi sparargli in ogni fronte, stereotipi, come il fuoco di una fonte. Lei è nuda, lei è nuda, splende in una mano. Trae le note, il vino dalla botte, storia di un richiamo. Di lei però ho un ricordo simile a un ricatto.
4.
GRIGIOMONDO (Massimo Messina) Quando mi bruciai nel sole dov'eri? quando urlai la mia fortuna per i viali aggrovigliati? Dov'eri quando persi la mia spada? L'arbitro dei miei pensieri confusi ha falsato la partita, mille giorni tutti uguali come pastorelli nei presepi. Mi ricordo sempre in onda, un monoscopio ed un passato da incorniciare nel futuro, le mie bollicine e il fumo salgono su. Quando non sapevo il nome dov'eri? quando me ne andai di casa, e il mio ragno reclamava perché, sai, c'era un buco nella tasca? E quando ti chiamai, mio Dio, dov'eri quando stavo entrando in scena? forse a "cipollare" i viali o a coltivare acqua nei deserti? Qualche foglia di verdura da appiccicare nei miei denti, con lo sberleffo dei presenti? Grigiomondo, sono stanco di te e di rincorrerti! Voglia di cieli verdi ed alberi blu. Grigiomondo, i tuoi vetri non riuscirò mai a romperli con la mia fantasia od altre virtù. Quando mi librai nell'aria, nei venti liberai la mia paura, e al buio con gli occhi chiusi, sperai in me, non stringevo neanche i pugni. Per ridere dei problemi, lo so, non serve che stagliare i denti contro volti americani, ma in tutto questo tu non c'eri. Vecchi musicisti e brina non piegheranno la mia schiena, che non tornerà più come prima. Grigiomondo, sono stanco di te e di rincorrerti! Voglia di cieli verdi ed alberi blu. Grigiomondo, i tuoi vetri non riuscirò mai a romperli con la mia fantasia con altre virtù.
5.
TUNISI (Massimo Messina) Amore mio, perdonami, se ho fatto l'inventario dei giorni miei, lasciandoti dei segni sul divano. Ricordati di includermi, più presto o quanto prima, nell'album di famiglia al buio, come una lampadina. Amore mio, attendimi, nell'ora del perdono, non voglio più discutere di cosa e come sono, di quando incerto ti trovai e persi la tua stima, di quando rosa ti chiamai, baciando una tua spina. Ora tutti sarete amici (sette figli + sette spose), miei. Amore mio di lucciole, cracotte di formaggino, amica della volpe grigia, mio grigio topolino, neppure mi vergogno delle banalità che dico, di come per amore tuo, mi sono rimbambito. Amore mio di chiocciola, svegliamo il vicinato con un fragore di monete, un tè o un decaffeinato. Ragione in più per ridere e tornare come prima ad asciugarci le ugole, finché non sia mattina. Ma Tunisi dov'è? Con la chitarra in mano, socchiudo un poco gli occhi, mi avvicino e mi allontano. Ma Tunisi dov'è, il giallo, il suo tepore, il suo sapore di miele, di latte e di panna scura? Sapore di miele, di latte e di panna scura. Sapore di miele, di latte e di panna scura. Sapore di miele, di latte e di panna scura.
6.
ALIVENTO (Massimo Messina) Ogni uomo ha il suo mattino, ogni uomo ha altre virtù, la sua è un grido di foglie e suoni. Alivento li raccoglie, lui che ha convissuto mai, che ha aggomitolato le alghe che si intrecciano nei cieli, le"appistriccia" di parole, con convulse ondate d'aquile e i silenzi che si staccano da pendici, cadono giù. Io che non ho nessuno, io che non ti ho vicino, non ti ho lontano, lo giuro. Alivento, quest'uomo solo, Alivento, com'è lontano! Oltre il grido, è già mattino, ma dal seme nasce un pianto, sale in alto e buca il cielo. Alivento per rancore, ha distrutto il suo dolore, ma accontenta chiunque passerà distratto dai suoi rami, l"allibeccia" di un calore, lui che non salutò mai, stropicciandosi le palpebre del sonno che non ebbe mai. Io che non ho nessuno, io che non ti ho vicino, non ti ho lontano, lo giuro. Alivento, quest'uomo solo, Alivento, com'è lontano, lo giuro! Alivento, il tuo richiamo, Alivento, dove sei andato tu?
7.
LOS BAMBO (Massimo Messina) Piantò radici al buio della sera, a Los Bambo e non gli chiesero più niente, tragico nelle sue canzoni, addirittura tirò un dente pavido alle sue emozioni. E da vigliacco, col suo fedele fiasco, andò a fondo, fatto, ma certo di trovare un sindaco con le chiavi in mano che gli chiedesse di portare un messaggio arrotolato. La vita non è dura al buio della sera per chi non ha paura, a Los Bambo. Nessuno nasce o muore, pietà è silenzio e il mare è luce, il buio è il sole...o no? Chi gioca nella squadra lo sa, vittoria è certa quando si va in trasferta a Los Bambo. Per frutta c'è limone e per contorno sale, ma c'è un'ottima luna all'equinozio. Si dice, che il sole di notte mandò a fuoco un bar, poi, che la voce sua, mista al rintocco, presto ritornerà. Sarà il vento forse o la portinaia che mi porta il latte... E in pigiama corse, apri le sei porte, ma non la più grande. Ma chiese scusa a tutti quella sera, a Los Bambo, con la lettura del destino, complice delle sue finzioni, si è rintanato in quei volumi vuoti, tra gli scaffali. La vita non è dura al buio della sera per chi non ha paura, a Los Bambo. Nessuno nasce o muore, pietà è silenzio e il mare è luce, il buio è il sole...o no? Chi gioca nella squadra, lo sa, vittoria è certa quando si va in trasferta a Los Bambo. Per frutta c'è limone e per contorno sale, ma c'è un'ottima luna all'equinozio. Si dice, che il sole di notte mandò a fuoco un bar, poi, che la voce sua mista al rintocco presto tornerà. Sarà il vento forse o la portinaia che mi porta il latte...
8.
VIOLET (Massimo Messina) Quale fiume ti è passato sopra e ti ha portato leggera lì, dove un dio lontano ti ha mischiato al suono, sopra un verde prato di filosofie? E i fiori che ricominciavano a sbocciare nei meno ombrosi rami secchi che duellavano. Splendido, però poi quel cieco sogno ha preso le altre vie nel tuo rimpianto. Violet, nega i tuoi occhi al mare e con la forza di un dolore, chi è stanco di remare prega il tuo nome. Violet, quel giglio la tua mano ha accarezzato e il tuo profumo lo ha reso ladro, eppure candido, quel giglio. Dimmelo tu cos'è lontano, e se hai mai preso il quadrifoglio, qual è la mano? Se discesa vuole dire, che discesa sia, vibrando il ventre e l'omero roteando. Lo sguardo è di gesso e più violento dell'urlo che poi sfocia in pianto. Bacinelle che scioglievano lacrime di vetro e cloro, ed un ballo con il ritmo statico di un tragico perdono. E tu principessa non sei stata mai, ma lo hai sognato. Violet, nega i tuoi occhi al mare e con la forza di un dolore, chi è stanco di remare prega il tuo nome. Violet, quel giglio ha la tua mano accarezzato e il tuo profumo lo ha reso ladro, eppure candido, quel giglio. Dimmelo tu cos'è lontano, e se hai mai preso il quadrifoglio, qual è la mano, se hai navigato nel bicchiere che hai lasciato giù, se ti ha affondato, in che rimorso, quel dio sconosciuto? Violet, nega i tuoi occhi al mare e con la forza di un dolore, chi è stanco di remare prega il tuo nome. Violet, quel giglio la tua mano ha accarezzato e il tuo profumo lo ha reso ladro, eppure candido, quel giglio.
9.
DISEGNO A MANO LIBERA (Massimo Messina) E un sospiro aprì la porta, senza poi però richiuderla, cieli con la riga storta, si fermarono a discuterci. Stelle a punta di matita, sorridevano discepoli, scesi dalla luna amica, a guardare il mare. Chi alzò il mento, ci respirò tutto il suo futuro, e chi rotolò per primo, senza remi in mano, l’altro volle stare solo e sporse il suo mattino, io, a metà del mio percorso, chiusi il mio diario, “pensieri miei lasciatemi”.
10.
CORRE L'UOMO (Massimo Messina) Corre l'uomo che ti stringe la mano, che saltò dai tuoi numeri e con la voglia di lottare vinse. Corre l'uomo, non si accorge nemmeno dei suoi martiri affumicati e dei suoi spazi interstellari finti. Corre l'uomo e il suo destino che ci guarda tra alberi blu, ma sia un grido o un suono non t'importa più. Corre l'uomo mentre inventa un binario di depositi fluttuanti e di pendici da cui stare attenti, per poi cadere e non sentirsi liberi. Le sue ali quasi fosse un deltaplano e il suo sguardo muto da chimera, vorrei sentire ancora quel suono che mi squaglio la schiena. Ogni uomo ha il suo mattino, ogni uomo ha altre virtù, ma sia un grido o un suono non ti importa. La pioggia scende, talvolta sale e distende la pianura gonfia di pedane, ma questo succederà una volta sola, e tu sei indecisa se spiccare il volo o rimanere confusa col tuo piede ancorato al suolo e la tua disperata voglia di sentire il vento grigio tra i capelli e il suono, che non la natura, ma il suo cuore affranto ha mischiato al tuono. Stella che cadi la sera, di un polline scuro mi tingi la mano e il piede in futuro mi asciugherai entrando dal manto spezzato di un cielo o di un santo.
11.
L'ULTIMO BALLO (massimo messina) Metti in moto, metti in moto il tuo gambero nel futuro. Spegni il gioco, spegni il fuoco del tuo cuore senza peccato. Mandiamo il nostro giglio fuori, elicotteri nel passato, in sogno chiudersi la porta e da ogni suono nasce una conchiglia. Intanto tu metti in moto nel mio cuore grigio temporale, chiodo ormai passato o semplice naso congelato al suolo, corvi goffi neri sul fondale, fino all'ultimo piano o nei bar e lingua di fuori. Io no, ma scinderei i colori, maledetta pioggia nei polmoni. E tu li vile DJ di un buco, come polpa ai granchi, lunghi inverni di mitili e di silenzi capovolti, a caccia dei trifoni infranti. Io volavo a bassa quota, col mio occhio verde d'aeroplano, tu fiutavi il mare silenziosa coi tuoi blu serpenti dietro un faro, e la luna ci sbattè le ciglia, come l'ultimo ballo.

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Canzoni scritte, suonate e cantate da Massimo Messina, in "Room Studio" @ tape 1991.

credits

released May 18, 1991

Disegno originale di Massimo Messina.

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maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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