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Ritorna (Maxmex)

by maxmex

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1.
RITORNA (Massimo Messina) Hai tante cose da leggere, lo sai, e tante storie da scrivere, se vuoi, hai tante stelle da cogliere, vedrai, tante emozioni da esprimere negli occhi tuoi. Ricorda, ricorda, non devi rinunciare a nulla, ritorna, ritorna, accendi le passioni tue. Ci sono strade da scegliere, lo sai, e ancora spade da stringere nei pugni tuoi, tante occasioni per vincere, che sfrutterai, e se non riesci a comprendere, se dubbi avrai, ricorda, ricorda, non sempre la ragione conta, ritorna, esonda, risorgi dalle gallerie, coi tempi e le distanze tue, con le fobie, se vorrai, ma il cielo del passato tuo non rinnegare mai. Ci sono sogni da appendere, lo sai, e delusioni da affiggere sui muri tuoi, e forse, treni da attendere, che perderai, e dense nubi da spingere, ma se vorrai, ricorda, ricorda, non devi più sentirti in colpa, rimonta in groppa, davanti, hai solo praterie. Ritorna, ritorna, non devi dissipare un’ombra, rimbomba, impazza, nei giorni bui con le tue scie, e se il buio è cristallo, un vetro di bugie infrangerai, ma il cielo del futuro è tuo, non lo scordare mai. Ricorda, ricorda, non sempre occorre vento in poppa, riprendi la rotta, risali dalle retrovie. Ritorna, ritorna, non serve avere il colpo in canna, distendi la fionda del tempo fra le mani tue.
2.
Dovunque vai, dovunque sei, mi troverai, dunque, aspettami. Comunque vuoi, mi spingerai tra i dubbi tuoi, dunque, ascoltami, io fuggirò da te, a dispetto dei semafori, e salterò per te, nel rispetto degli ostacoli, rincorrerò quell’ombra, al cospetto dei pericoli, ma se la strada è sgombra, avrò cura dei centimetri. Dove c’è un Dio, ti spegnerai, t’insinuerai tra i cunicoli, dove c’è buio, ti accenderai e brucerai i miei fiammiferi. Non scamperò lo sai, allo scacco dei tuoi numeri, e scaverò, se vuoi, nel silenzio dei tuoi secoli, cavalcherò quell’onda, fra tormenti e muti spifferi, e sconterò di te, la mia pena, per la pace, la via è lunga. Dovunque poi, mi perderai tra vizi tuoi, dunque, cercami. Io pagherò di te, i ricatti, anche i più effimeri, mi spenderò per te, a riscatto dei tuoi esuberi, nascosto nella conca degli infami, tra i più miseri, e lotterò per te, di scampare alla tempesta, non m’importa, la via è corta.
3.
SENZA UNA RAGIONE (Massimo Messina) Tu che tutto puoi e accarezzi i miei confini, lentamente svanirai, come pioggia nei tombini. Tu che tutto sai del deserto che abbandoni, non importa se non bussi, se dentro me risuoni. Tu che tutto prendi e distendi le mie mani, soffi sulle ali stanche il tuo volo di gabbiani. Tu che tutto taci e assopisci i miei colori, doni brezza alle pendici e ai bianchi gelsomini, odori. Breccia sopra i muri, del futuro che non hai, del silenzio che mi parla di te. Eterna roccia dei miei fiumi, di un passato che tu sai risvegliare col tuo raggio che mi illude e che dispensa l’esistenza intorno a me. Che quando bruci nell’aria, la tempesta s’infuria, bruci nell’alba, nei miei quarti di luna, e nella mia coscienza, quando il ferro poggerà e di pietra, nella mia bisaccia, quando il braccio piegherà e senza una ragione, scotterà. Tu che tutto sei e imperversi sui pontili, salti dal mio treno poi, ed intrecci i miei binari, versi sui miei fogli il profumo dei tuoi inchiostri, non importa se ti mostri, se al buio dei miei occhi apparirai. Riversa torcia sui miei specchi, di una nebbia che tu puoi dissipare col coraggio che distrugge l’incertezza e la tristezza in fondo a me. Che quando friggi nell’onda, si assottiglia la schiuma, fluttui nell’alga la tua immagine scura, e il sale sulla bocca d’improvviso, tornerà rugiada e sotto la risacca, anche il ghiaccio, scioglierà, nella gola secca, dalla brocca sgorgherai sincera, ed una volta ancora, tutto si sconfesserà e senza una ragione, scorrerà.
4.
Gemi rincorre la luna, Gemi rincorre la verità, a volte il piede s’insabbia, ma il suo passo va veloce. Non importa se pioverà, non occorre fortuna, sa che ogni goccia è sincera e come scende, passerà. Forse è una tenue speranza, forse, un presagio di libertà, ma ha fatto una promessa e mentire non le piace. Quando è triste e si butta giù, il suo sguardo è infelice, però, ogni tanto sorride, ma il motivo non si sa. E se la luna è insicura, il dubbio la tormenterà, e se mai nella notte si oscura, nel buio la ritroverà. E se mai la sua luna è sospesa, col braccio la solleverà, e se mai è oltraggiata ed offesa, coi denti la difenderà. Gemi procede nell’ombra, spazza le nubi e l’ipocrisia, spesso il sentiero si annebbia, ma il coraggio le fa luce, e nel vento, le sembrerà di sentire la voce, come un sussurro alle onde, ma che dice non si sa. E se mai è solo pace che soffia sul mare che s’incresperà, e s’è il gorgo di una tempesta che al fondo la trascinerà, e s’è lingua di sale sommersa o spiaggia che riaffiorerà, Gemi rincorrerà la risposta.
5.
Se lo smarrimento ti butta giù, un presentimento ti salverà, ogni frammento può tornare utile, quando il pavimento sprofonderà. Meglio cadere, sai, che rimanere eternamente in bilico, abbarbicato, con la faccia in su, e ripartire da capo. Tanto silenzio addensa nel brusio, finché in un fracasso dissolverà, persino il sangue può sembrare gelido, se in sudore freddo si scioglierà. Meglio crollare, ormai, che penzolare rassegnato e attonito, a polsi tesi e con la testa in giù, ricominciare da zero. Ecco perché il dubbio oscura il cielo, il chiodo scheggia il muro, non vedi mai un futuro. Ecco perché la luna è nello specchio, ma dietro quel riflesso, per te, è soltanto buio. Nessun smarrimento preannuncia mai dove il nero abisso spalancherà e il tuo pensiero può apparire statico, se mulini a vento rincorrerà. Meglio saltare, dai, nel precipizio con il cuore trepido, che se allo stallo ancora indugerai, meglio passare la mano. Ecco perché la lancia è nel costato, la freccia sullo scudo, ti senti più insicuro. Ecco perché se il remo è sullo scalmo, il mare troppo calmo, non giungeremo in fondo. Se lo smarrimento ti butta giù, un presentimento ti salverà, se il tuo pavimento sprofonda giù, ogni suo frammento ti servirà. Ecco perché la pioggia sul velluto, la goccia in un imbuto, sarà sempre uno sputo. Ecco perché se non molliamo il freno, non squarceremo il telo e il blu sarà un mistero.
6.
Tu non sai che cosa dici, quando parli nei miei giorni vuoti e taci i più felici. Tu non sai che cosa pensi, quando scavi i miei discorsi e affossi i miei silenzi. Tu non sai, ma ascolti quando vuoi e ignori, nei tuoi viaggi più insicuri dove mi abbandoni. Tu non sai, ma a volte, brilli nei miei occhi, curva dei tramonti, capinera sui miei campi incolti. Tu non sai, ma a volte, soffi nella notte, sulle spalle cotte, come neve sulle lande sciolte. Tu non sai, ma che pretendi, se in me agiti lenzuoli bianchi e ancora non ti arrendi? Tu non sai se è tardi e intanto che mi aspetti, ti intrattieni coi miei dubbi e adombri i miei sospetti. Tu non sai, ma a volte, prudi nelle mani, voglia del domani, sterminato volo di gabbiani. Tu non sai, ma a volte, sfami i miei sorrisi, pioggia dei deserti, altalena nei miei cieli aperti. Nella mano oscura dei tarocchi, nel futuro dei miei paraocchi, tu non sai quanto di già mi manchi, quanto sale brucia nei miei fianchi. Tu non sai quando mi rallenti, mi allontani e quando poi mi assenti. Tu non sai, ma a volte, anche tu risorgi, luna dei miei specchi, nel germoglio dei miei rami secchi. Tu non sai, tu non sai, tu non sai.
7.
Non cerco più la risposta, non sento più la riscossa, non so se è un vento che bussa, però, neppure aspetto che mi dia la scossa. Non faccio più resistenza, non che abbia molta importanza, dell’infinita lentezza che scava la mia fossa, non sento l’amarezza. E forse siamo alla frutta, non guardo più nella cesta, ma un fatuo fumo ricorda appena, che resta solo un piatto di questa mia minestra che non mi scalda. Non canto più la mia vittoria, non sento più pendii o mal d’aria, sia vera gloria o un’ingiustizia rara. Non metto più le mani in tasca, non c’è futuro in tanta corsa, sia una batosta o un’occasione persa, non mi sposta, però, in compenso, il tempo se la spassa. Non piazzo più una scommessa, e non sai quanto mi costa, finché la giostra è la stessa, non temo che ora il sangue possa arrivare in testa. Non c’è pensiero che infuria, ma sia opulenza o penuria, la mano nella cintura, dice, che un desiderio prude, però, in quest’armatura, certo, non si gratta. Ed ammesso che sia una diretta, non sento più quel fuori onda, nessuno ascolta, nessuno che mi aspetta, che disfatta! Non sento più la mia preghiera, non c’è buon Dio, silenzio e basta, nessuno sbaglia o ha la ricetta giusta, che disdetta! Ma poi, di grazia, a chi dovrei dar retta? non m’incanta! Non cerco più la via di fuga, non lecco più la mia ferita, non c’è una colpa, né un premio, sia sfortuna che cuccagna, e del giudizio, non sento la vergogna, neanche rabbia, ma intanto, il tempo si gusta la mia torta, senza fretta.
8.
La voce mia, la voce tua, per sempre, al centro della storia, vivremo come cocci sopra i muri, fin quando brillerà la memoria. La luce mia, la luce tua, per sempre, al centro della scena, noi due, nella disparte di chi tace e ci ricorderà a malapena. Fin quando il vento soffierà, finché cadrà l’ultima foglia. Fin quando il cero brucerà e nella fiamma, la luce esalerà l’ultima goccia. La mano mia, la mano tua, per sempre, in fondo ad una strada, vivremo stretti nei respiri muti, fin quando svanirà anche la nebbia. Fin quando il mare è libertà e schiuma sale nella tempesta. Fin quando il fumo salirà e nel profumo il cielo annuncerà l’ultima pioggia. Finché non sorgeranno nuove lune e altri pianeti e avremo un altro sole e un’altra faccia. Finché scompariranno anche i confini e gli universi e del futuro non ci sarà traccia, vivremo nel coraggio di una stella che sorgerà dal buio, la più bella. Finché prosciugheranno pure i greti e le paludi, fin quando il cuore è intriso di speranza, vivremo aggrovigliati come intrecci alle radici, fin quando avremo un nodo di coscienza, ma non sarà mai il dubbio, né una guerra, a dissuadere un seme che germoglia.

about

Canzoni scritte, suonate e cantate dal solo Massimo Messina (Maxmex) - Dicembre 22/ Febbraio 23;

credits

released February 19, 2023

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about

maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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