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Dalla grotta (Maxmex)

by maxmex

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1.
STELLE DISTANTI (Massimo Messina) Non si può cambiare mai, ma potessi avere ancora quindici anni, forse mi riparerei dal profumo dei tuoi sguardi, senza voltarmi. Non si può scappare via, ma potessi ritornare sui miei passi, peccherei di fantasia, scavalcando i tuoi cancelli coi miei silenzi scalzi. Già, ma poi ci inciamperei, distratto più che mai, confuso nei miei panni. Tutto, amore e gelosia, un bacio e una bugia, tregue ed inganni. Non si può tornare più, ma potessi avere in mano quei tarocchi, proverei a saltare giù da una torre, per salvarmi dal fuoco dei tuoi dardi. Già, comunque brucerei, stregato più che mai, al rogo dei tuoi fianchi. Tutto, arsura e poi marea, deserto ed odissea, storie ed istanti. Stelle distanti, come cerini spenti, poi, il vento nelle mani, la pioggia sopra i rami indissoluti e spogli, carezze e lunghi artigli, sogni infiniti e sbagli, certezze, come appigli, lune ed abbagli. Già, ancora ci cadrei, testardo più mai, dritto nei tuoi sorrisi. Tutto, inerzia e frenesia, coscienza e poi follia, disillusioni e incanti. Tutto, angoscia ed euforia, schiettezza e ipocrisia, gioia e rimpianti, stelle distanti.
2.
VIA DALLA GROTTA (Massimo Messina) Devo arrivare dritto alla punta, ed un sole che spunta, adesso! Devo fuggire da questa grotta ed un gelo che aggrotta, ora! Devo riuscire, devo vedere… Dove il deserto è rosso, forse un fiume troverei, dove si allarga il fosso, oltre il vuoto salterei, dove sorpassa il tempo, forse è il cielo che cercai, dove curva il silenzio, forse è quello che non sai, quello che non sai, quello che non sai. Devo afferrare svelto la corda, ancor prima che morda il buio. Devo toccare presto la sponda di un mondo che affonda, al volo. Devo capire, devo sapere… Dietro quel sale bianco, forse è il mare che sognai, dove il cammino è stanco, forse, non si arretra mai, laddove sbanda il vento, forse in falco muterei, dove ogni fuoco è spento, forse è quello che vorrei, quello che vorrei, quello che vorrei. Sì, lo so, dritto alla punta ed il sole che spunta, adesso! Sì, lo so, via dalla grotta ed il gelo che aggrotta, presto! Sì, lo so, prima la corda e giù al volo, la sponda, svelto!
3.
FACILE CASTIGO (Massimo Messina) Facile castigo, assopirsi sul tuo seno, svegliarsi all’improvviso, tutto solo, col tuo odore al naso. Facile dispiego, veleggiare a più non posso, fuggire, mentre prego di annegare col tuo mare addosso. Facile e sincero, riscoprire l’universo, vagare sotto un cielo, per cadere nel tuo fosso. Facile lavoro, liberarsi da ogni spago, legarsi a nodo stretto, avvinghiato, un’edera al tuo fianco. Facile veleno, risentirsi nel profondo, strisciare nel tuo prato, come una pantera a pelo raso. Facile futuro, tutto ciò che non prevedo, io lo vedo nel tuo buio, ma di accenderti non sono in grado. Facile confino, di smarrirsi più lontano, cercare un altro mondo, per trovare il tuo cammino. Facile mistero, scomparire da ogni luogo, svanire da ogni tempo, incrociare il volto tuo, per caso. Facile davvero, ma per me, forse è un regalo, finire sotto un treno, e a me basta, se ti pare strano. Facile e sicuro, poco importa il mio decoro, piuttosto, torno indietro, perdo tutto e ne faccio tesoro. Facile baccano, frastornarmi del tuo vino, brindare al tuo sorriso, col dolore del mio cuore astemio. Facile tormento, respirare ora il tuo fuoco, ma stando un po’ più attento, che l’amore l’han già messo al rogo.
4.
SOGNI INGORDI (Massimo Messina) Ogni cosa che fai, dice quello che sei, ogni cosa che aggiungi, la dividi per 6, ogni cosa che ignori, resta al fondo, lo sai, tutto quanto si attacca nel tuo pensare sano, tutto il mondo che ti appare strano, dipende dalle altrui distanze e dalle tue. Ogni cosa che prendi, è un biglietto che compri, ogni cosa che aggiusti, puntualmente la rompi, ogni cosa che vinci, gira e gratta, la perdi, torni indietro e rinunci, ma non è troppo tardi, per una crociera nello spazio, diversa, certo dai confini che porrai al tuo universo, non dai gradi in più che toglierai al tuo deserto, né dal ghiaccio che scongelerai. Tutto quello che lanci in alto, al volo riafferri, tutto quello che è al buio, metti a fuoco ed accendi. Ogni cosa che brucia, va per terra e raccogli, manca sale e coraggio, ma non fai tanti sbagli. Danzi sulla crosta di un vulcano e attendi che il vento si arrenda alle ali tue, nel girotondo di fermenti caldi sullo sfondo, mani a ventaglio, nel silenzio che rimpasterai. Dal tuo respiro, sbuffi di vapori sopra un vetro, assi da stiro, mari calmi dove viaggerai. Ogni stella che incanti, ogni cielo che inventi, quando sembra che hai sonno, giri e non ti addormenti, ogni luna che addenti, ogni labbro che mordi, sono lunghi digiuni dei tuoi sogni più ingordi, grandi come i tuoi non li ha nessuno, e i giorni fumano disciolti sulle vie, e il tempo, certo, non risparmia le energie.
5.
IO NON C’ERO DENTRO IL MIO FUTURO (Massimo Messina) Non credo alle favole, non credo alla realtà, io raccolgo briciole di smarrimento, tutto il resto cade giù dal cielo. Non inseguo nuvole, né vele in libertà, e non cerco le risposte nell’universo, non mi pongo mai domande sul dove e l’aldilà, ma del resto, non lo sa nessuno. Tutto è un gioco della mente, è pura fantasia, solo un viaggio tra le stelle, senza un sentiero. Io non c’ero dentro il mio futuro. Io non vivo più esistenze, ma solo la mia età, se barcollo sulle gambe, non ho un appiglio, e non giro le mie carte, suvvia, per carità, non c’è segno che valga un destino. Tutto quanto è controluce, illusa vanità, il tempo non va veloce, non c’è un arrivo. Tutto è cieco, nel mio buio mattino. E la vita non è un fiume e niente scorre via, come il volo di uno sciame, nulla è deciso. Non c’è spazio, non c’è un muro e nemmeno un vetro. Tutto sembra facile, lo so, puoi pregare, sì però, non riesco. E con buona pace del buon Dio, la ragione sono io del mio inferno. Tutto è muto nel mio putiferio. E se il mondo gira lento, è forse per pietà, che se fosse una canzone, non c’è motivo. Son sincero, son sicuro, credi, io non c’ero, dentro il mio futuro.
6.
BUONA LA SECONDA (Massimo Messina) Mi fa male la gola, mi fa male la testa, mi fa male una mola, non andare, resta, stiamo ancora insieme ad aspettare l’onda, quasi sempre, è buona la seconda, non si può gridare alla tempesta, per un po’ di schiuma. Mi fa male la schiena, mi fa male la faccia, vado a fare una doccia, cosa vuoi che faccia? Se volevi un santo, lo dicevi prima, sono stanco di sentirmi in colpa, questa lenta talpa che ci scava e poi ci spolpa. Ah, gli amici, tutti quanti dove sono andati? di soppiatto, se ne sono usciti, sempre ammesso che ci siano stati. Ah, quei baci, di sicuro, me li sono persi, che fatica che facevo a darli, ma davvero, ancor più faticoso è darsi, già… MI fa male una gamba e anche un po’ la caviglia, prova a leggere un libro, apro una bottiglia, l’orologio che va per conto suo e rallenta silenziosamente la sua corsa, d’altra parte, la candela è spenta e non si accorcia. Ah, i confini, quelli sì, almeno, ho tanti spazi, tanto è vero, che mi sento a pezzi, a spostare mobili e divani. Ah, gli specchi, non m’importa, mandali in frantumi! sai, i riflessi, son davvero infami, e noi due, quanto siam stati scemi, a non guardarci e perderci negli occhi, anziché agitare burattini, cenci vecchi, tristi e malandati. Ah, i miei piedi, non sapevo, hai anche tu le mani, ma rimani ad incollare i cocci, giusto il tempo di appassire i fiori, ed al tuo cuore toglierò gli spilli, al silenzio strapperò gli artigli, se mi aiuterai a staccare i chiodi ai miei pensieri.
7.
PASSO DEL TEMPO (Massimo Messina) Tempo, sento che ho sprecato tanto, tempo, ti ho creduto fino in fondo. Tempo, sempre chiuso in un incanto. tempo, ma del resto non mi pento. Poche cose rimangono, son le cose che contano, poche scelte ripagano, però i conti non tornano. Pochi istanti da strappare al tempo, e alle volte, quei momenti non bastano, troppi fiori da gettare al vento, si sa, tra le mani appassiscono. Poche isole emergono, già le vedi e sprofondano, certe onde ti salvano, quando a largo ti spingono. Troppi pugni da portare al petto e i ricordi, dentro cuori che battono, le certezze si flettono, le paure combattono. Tempo, di viaggiare sono stanco, certo, ma ti seguo in capo al mondo. Tempo, vero che è piovuto tanto, spesso, quasi a un metro dal mio passo. Poche stelle camminano e le nubi rincorrono, troppe luci si spengono o di buio sfavillano. Vedo il volo oscuro di mio padre, su me, spalancarmi il cielo, tra i bagliori, il volto di mia madre che va, m’indica il sentiero. Tempo, che la vita è solo shampoo fresco, giusto il tempo di un risciacquo. Tempo, che l’amore è come un tango lento, abbracciato al tuo silenzio. Mi manca solo un passo, l’ultima fatica, l’ultima salita, dai. Ne basta solo un sorso di questo universo, uno sguardo perso e poi, giuro mai, che mi potrai afferrare. Resto, vado adesso, no, rimango, scendo, anzi, faccio un giro in tondo. Spengo, faccio un buco nello spazio, entro, mi nascondo e salvo il mondo. Entro dritto, e a curva di compasso, basso, poi risorgo dal mio fosso. Busso, più depresso, che è uno spasso, solo, col disagio sempre appresso. Salgo sulla cima di un cipresso, crollo, abbattuto sul mio chiasso. Corro, scalzo, col mio tempo addosso, stretto, come Anchise, sul mio dorso.
8.
LE VOLTE CHE NON SAI (Massimo Messina) Volta la faccia, per una volta, dalla parte dei miei occhi, su questa bocca che tace. Volta la rotta dai miei confini, lascia scorrere i pensieri, su questa roccia di sale. Fa’ risplendere i colori, fa’ confondere maree, con lune che vorrai, che portano i sorrisi, che affondano bugie, e i giorni saltan fuori, da trappole e manie, che fuggono i destini, che incrociano le scie, nel silenzio che vorrai. Lo so, lo so, ma tu ritornerai le volte che non sai.
9.
AL CENTRO DEL VIAGGIO (lascia il segno) (Massimo Messina) Prima di fuggire come un ladro, o marcire nel tuo coraggio, puoi decidere la fine o il centro di questo viaggio. Prima ancora di toccare il fondo o di puntare in alto, prima ancora di squarciare il cielo o il fumo del tuo asfalto, prima ancora di svanir del tutto, su questo disegno, puoi lasciarci il segno. Prima ancora di schivare i sassi aguzzi del tuo inferno, puoi scavare dentro un paradiso oscuro, senza impegno, puoi bruciare poi nel fiume caldo, ma se ne hai bisogno, entra e fatti un bagno, (ne paghi lo scotto). Prima di finire come un cencio, sopra il banco di un bio-mercato, come un pesce desquamato, a pezzi o in un solo trancio. Prima ancora che comincia il tango, o si va via di salsa, prima ancora di centrare il buco o un muro che rimbalza, puoi tentare di frenare in corsa, oppure un testacoda, dove il cuore sbanda ed il buio affonda. Prima ancora che si spezzi il filo o che ti annusi il vento, togli tu il respiro a questo universo. Prima di sparire dallo schermo, come un titolo secondario, puoi scalfirlo con un graffio, reciderlo tu il sipario, e se ti crolla addosso, non darti per vinto, al prossimo taglio, vedrai, andrà forse meglio.
10.
UNA VERITÀ ALTROVE (Massimo Messina) Io non cerco più se c’è una verità altrove, non mi aspetto più maree, la mia roccia è di sale. Tu non puoi capire, né potrai negare, quando sentirai in te, la mia angoscia che sale, come un’onda nel cuore. Io non sogno più, lo sai, già fatico a dormire, non mi illudo più, semmai si svegliasse quel sole. Trova le parole, frasi da asciugare, quando soffierà su te, del mio giorno che muore, quell’intenso calore, più forte nei respiri e dolce nei pensieri, più alto nei confini ed oltre, nei cieli. Io non soffro più, ormai, la mia spina è sottile, non la sento più, però, se la tolgo fa male. Forse sarà aprile, forse, solo amore, quando al buio, tu vedrai il mio treno apparire da quel denso vapore.

about

Canzoni interamente scritte, suonate e cantate dal solo Massimo Messina, nel proprio "Room-Studio" - (Ott-Nov 2020)
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All songs, written and performed by Massimo Messina @ 2020;
Original artwork: Massimo Messina

credits

released November 4, 2020

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about

maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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