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Soliloquio su una sedia (Maxmex)

by maxmex

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1.
POSTO CHE L’AMORE… (Massimo Messina) Posto che l’amore è vino rosso, stappa, ma non bevo neanche un sorso, posto che se scorre ed in quei fiumi ho corso, non so scivolare più. Posto che l’amore è una frontiera, scusa, ma non sento più la schiena, posto che se è mare, lo respiro appena, senza abbandonarmi mai. Posto che brucia felice, nel fuoco non mi cuocerà, e posto che urla nella cornice, al chiodo non mi appenderà. Posto che riposa in pace, è vento che non muore mai, e posto che è musica che tace e luce che non brilla mai, nel buio lo sussurrerai. Posto che l’amore tuo è un ventaglio, che se socchiudo gli occhi, è puro sbaglio, forse è solo affetto e giuro, se mi taglio, possa sanguinare mai. Posto che l’amore è una commedia, sul palco crolli e ti alzerai, il mio, è soliloquio muto su una sedia, ma spero che tu gradirai. Posto che, se è una corrida, al fianco non m’incornerai, e posto che è il guanto che ci sfida, prometti che non fuggirai. Posto che l’amore ormai è poltiglia, di certo, non lo pesterai, e posto che hai aperto la bottiglia, e io il cuore, se tu insisterai, su, versa e non fermarti mai.
2.
CONTA FINO A CENTO (se ci stai) (Massimo Messina) L’ombra che in cielo apparì, ovunque mi inseguirà, ombra che dentro svanì, nel mio pensiero sarà. Ombra dei sentieri bui, sorpasso che allungherà, ombra che non muore mai, lo spazio dissolverà. Mi è bastato correre, volteggiare come piuma al vento, mi è costato fingere, trasformare il fiume in un deserto. Non m’importa se son stato solo, se a tirare fu il tuo guinzaglio, non importa se ho mirato al vuoto, se ho centrato il bersaglio. Se ci stai, io mi prendo le tue colpe, tu dimmi dove sbaglio. Se ci stai, io ti rendo sete e tosse, tu agita il ventaglio. Non m’importa d’esser felice, se in tanta luce o in santa pace, ma restare nella cornice, per me, non è mai stato facile, per me, non è mai stato facile. Non ti chiedo altro, se non guardarti intorno, voltarti, mentre scappo, finché silenzio sarà. L’ho annusato immobile, questo mare che prosciuga lento, e ho sentito sciogliere le mie lacrime sul tuo cemento. Poco importa se poi è andato a fuoco, se fu resa, e tuo l’arrembaggio, non m’importa di tornare a nuoto, se aggrapparmi allo scoglio. Se ci stai, io ti mostro le mie carte, tu svelami il presagio. Se ci stai, io rallento le mie mosse, tu ferma l’orologio. Non m’importa che sia veloce, se il viso è fresco o nella fornace, ma agitare questa bandiera, per me, non è mai stato facile, per me, non è mai stato facile. Io riprendo le mie corse, tu, conta fino a cento, se ci stai… Io mi tengo le risposte, tu questo lume spento, se ci stai… se ci stai…
3.
LA TUA RIVOLUZIONE (quel giorno) (Massimo Messina) Quando un giorno scoppierà la tua rivoluzione, svegliami, se occorrerà, imbraccerò il fucile, se tardo, son sicuro che tu mi potrai capire, correrò, ma solo se necessita morire. Chiama e giuro mi vedrai, in quella confusione, farmi largo tra la gente, e non si fa per dire, piuttosto mi farei beccare e marcirei in prigione, mai per nulla fuggirei da quella folla ostile, ti conviene agire. Cumuli di pietre, fango, gallerie e barriere, non mi fermeranno i fuochi delle barricate, se poi c’inciampo e mi deflagro, ti farò sapere, cieco o monco giungerei, strisciando al tuo portone, ti conviene aprire. Quel giorno arriverà sul passo tuo e vedrai, ti travolgerà più di cento eroi, e il cielo esploderà dagli occhi tuoi e vedrai, si frantumerà nei tuoi vetri bui. E mi strapperanno le unghie,mai una confessione, fino a due galloni d’olio,me li posso bere, e di ogni scossa,il sol pensiero mi fa già impazzire, ma non so tradire e sai che mi farei ammazzare per un colpo al cuore. Quel giorno busserà, e se alla porta andrai, ti sconvolgerà, e il tempo sembrerà di sughero, e vedrai, si accartoccerà al sole dei granai. Quel giorno tuonerà, se credi, lo vedrai, si sconquasserà nei silenzi tuoi, e il vuoto crollerà, squarciando i tuoi solai, si devasterà giù dai tetti bui.
4.
CREDO DAVVERO (Massimo Messina) Credo davvero al mio coraggio, al mio orologio e al mio disagio. Credo davvero al mio destino, ma qui mi trovo quasi per caso. Credo al mistero, non al futuro, ma se ci credo, sono al sicuro. Credo al segreto intrappolato, chiuso in un pozzo, abbeverato. Credo al conflitto e al mio reato, anche se, a torto, l’ho confessato. Credo un po’ all’inferno e un po’ alla solitudine, credo all’impazienza e stando all’inquietudine, credo anche all’assenza, e un po’ per abitudine, credo, davvero. Credo un po’ alla scienza e più per cieca indagine, credo anche al perdono e alla “penitenziagite”, credo al lato oscuro, anche per testardaggine, credo, davvero, ci credo. Credo nel volo e al precipizio, credo nel vuoto vero e propizio. [Credo al mio orizzonte, e a quel silenzio immobile, credo all’apparenza, e al suono mio impalpabile, credo all’occorrenza e anche se un po’ improbabile, credo davvero.] Credo al bambino, come nel vecchio raccoglie il mare tutto in un secchio. [Credo all’innocenza e alla giustizia facile, credo alla coscienza e al pregiudizio inutile, credo all’evidenza, e se sembra impossibile, credo, davvero.] Credo al presagio, così passeggio, finché non piove, può andare peggio. Credo senz’altro, forse o lo spero, se non ho prove, credo davvero.
5.
LA STRADA VERSO CASA (Massimo Messina) La strada verso casa mi sembra già infinita, e quel sentiero che porta giù, è come in salita, e senza farlo apposta, rasenta la mia costa, che ora i miei piedi non muovo più. Sento l’odore del mare, dentro i miei occhi socchiusi, ma se li apro sono delusi, ed il calore del sole, lo stringo nelle mie mani, ma se le stendo sono due rami. Sento la sabbia sul viso, le onde dei miei secchielli, nei miei silenzi, solo castelli, il sale nei miei sorrisi il vento sfiora i miei passi, quasi ci inciampo sopra quei sassi. La strada che s’impenna mi appare ormai sbiadita, del blu disegno, la curva già dissolve a matita. Di colpo la distanza, si scioglie tra le dita, e la fatica si asciugherà. Cerco le chiavi di casa, respiro ancora l’attesa, tolgo la giacca, e forse è una scusa, e se ci trovo anche un muro, là dietro quella mia porta, lo sfondo a calci, e poco m’importa. Infilo al buio le chiavi, e vago tra i miei pensieri, lì, tengo chiusi i giorni più neri, e i miei dolori sul petto, i miei ricordi, le ali, laddove i sogni son muti schiavi. Rimetto a posto i miei quadri, addrizzo la luna storta, tanto, la strada so dove porta, e non mi servono luci, ma un paradiso a colori che bruci, e l’inferno rimane fuori.
6.
BASTA (Massimo Messina) Un temporale leggero, un acquazzone sul muro, non so spiegarmi davvero, se è una finzione o è sicuro, a volte è proprio un mistero, un’emozione, un richiamo, sembra piombato dal cielo, ma se tu vuoi, ti dico basta, ferma la canzone in testa, se pure l’amor mio non conta a drenare la tempesta. Se non ci credi più, ti dico basta, vedi, non c’è mai una sosta, ma se il tuo cuore frena, accosta, frana la discesa, caccia via una scusa, ti convincerà. E non importa a nessuno chi sono e come ti chiamo, se mangi e io resto a digiuno, se ci si arrende e lottiamo. Prosegui fino a quel ramo, in volo e precipitiamo, a spaventare l’abisso, ci vuole poco. E ho detto basta, ma se anche hai una ragione, resta, in fondo amare che ci costa, non è una finestra, che si apre o poi si chiude, e non si salta, ma puoi danzarci sulla corda, e se ti fa girar la testa, scendi dalla giostra, tutto poi si assesta, neanche a farlo apposta. Stacca il biglietto tuo, mettilo in tasca, questa vita è un “fuori onda”, non c’è tassello che si incastra, e se un po’ ti stanca stare sulla sedia, fermo la commedia, vuoi? Io non resisto più, e adesso basta, scegli tu una busta, aprila e se è festa, ricomincerà.
7.
Delfini e Squali (Massimo Messina) Su destrieri di carta, salti su e sorridi, se il ponte tuo sul greto di sabbia, crolla giù, continui. Ti dicon che sei fuori di testa, e intanto tu procedi, il fango schizza sopra i vestiti e i sogni più puliti. Se deraglia la giostra al buio, tu prosegui, al primo fiato, squillo di tromba, prendi il lume e insegui. Ti dicon che hai perduto la rotta e non hai più le ali, ma col tuo aliante muto, galleggi tra delfini e squali. Come tirare un filo di fionda al vento, come spalmare l’ombra sopra il cemento, come trovare il mare sul tuo cammello, tu lo speri, negli occhi tuoi sinceri. Ti dicon che sei fuori di gabbia e non hai più gli artigli, ma tu ti ostini, scuoti la testa e ai lacci non ti impigli. Come avvistare un faro nella tempesta, come scampare al fuoco della foresta, come bucare il vuoto, non ti interessa, tu ci credi e cadi sui tuoi piedi. Cosa diranno gli altri ancora di te non te ne frega proprio niente, né dei motivi o i perché. Cosa gli importa al mondo dei fatti tuoi, come dribblare il tempo, a giro sulla barriera, come ingoiare il canto di una scogliera, come sputarne il sale e il vento freddo sui tuoi passi, e il sole dei tuoi sassi. Su sentieri di pietra, non dai retta ai santi, ma se il tuo cuore incontra la luna, lo urli ai quattro venti. Ti dicon che hai perduto ora il senno, e a dirlo sono in tanti, ma tu sospiri senza un lamento, insisti e non ti stanchi.
8.
LE RISPOSTE CHE NON HAI (Massimo Messina) Se la risposta veramente soffia nel vento, vuoi dirmi amico perché non sorridi? Se la vittoria va servita su un piatto d’argento, su dimmi, perché adesso non mi sfidi? E non importa quali sono i moti dei cieli, se ormai è già inverno e non hai più le ali, che in mare aperto siamo tutti azzurri delfini, se al chiuso ci azzanniamo come squali. Se la bellezza può salvare il mondo dal buio, speriamo la speranza non ci sfiori, e se un aiuto può servire in fondo allo scopo, preghiamo tanto poi di uscirne fuori. Ma se un cammello può passare dentro a una cruna, sempre che la sua curva non si pieghi, e se un miraggio può sparire in mezzo a una duna, fa’ che la luna almeno non ci streghi. Ascoltami, ti prego, ma tu lo sai che la tua voce può arrivare dal cielo, se canterai? Ascoltami, ti prego, quelle risposte che non hai, salutale, poi giù nel telo, con la minestra salterai. Se non ti piace, puoi sputare fuori dal piatto, ma se non mangi tutto, almeno bevi, e se non bevi, spegni il lume e fuggi di scatto, forse così saprai che non ci vedi, che la fortuna può aggiustarsi ancora la benda, e che l’amore ha veli e paraocchi, che se finisce male, al chiodo non lo si appenda, né si martelli di bugie e tarocchi. Ascoltami, ti prego, ma tu lo sai che un solo istante può durare in eterno o forse mai? E l’ombra sta sul muro, così impaziente insieme a noi, senza passato, né mai un futuro, e non ti chiede dove vai. Ascoltami, ti giuro, non so chi sei, ma solo il tempo può fermare la giostra, e tu lo sai. Ricordati nel dedalo o il labirinto che vorrai, che se non hai né lana o un cero, come sei entrato, ne uscirai.
9.
RITRATTO (Massimo Messina) Confesso, sì è vero che ho sbagliato tutto, davvero, mi è mancato il tempo, avevo forse il lume spento e certo, non ho avuto tatto. D’accordo che non sono un santo, ma neanche un vile farabutto, se dico una frase di troppo, mi calmo e dopo un po’ mi pento. E odio pure andare in giro, mi manca il fiato, non respiro, sì è vero, abbiamo fatto un patto, ed io non ritratto. Sì è vero, confesso, non ho aperto un libro, appena un foglio di quaderno, volevo farci un aeroplano, non credo finirò all’inferno. Ma è falso che scaldavo il banco, ci avevo un po’ appoggiato il mento, mi scuso, ma ero proprio stanco del mondo e di restare attento. Mi affretto, ma non sono il tipo, davvero, non vedo lo scopo, di andare presto a quel concerto, già mi sembra un furto, però resto zitto a un prezzo ridotto. Sì vabbè, lo ammetto, ho la pigrizia facile, già, però anche questo non mi sembra ignobile, ma chiedo clemenza, sono vulnerabile, credi, davvero. Ovvio, che ho difetti, soffro di abitudine, non sono all’altezza, temo la vertigine, ma porta pazienza, il tuo caffè è imbevibile, vedi, l’ho detto sul serio… Di contro, tu dormi come fossi un ghiro e russi, da perdere il senno, stai al centro, io in un fazzoletto, mi sveglio che a momenti cado. E sguscio via, tolgo il disturbo, a rischio di apparir superbo, poi torno col mio muto garbo, ma tu hai messo il turbo, ed io do di matto, questo è il mio ritratto.
10.
GUIDA TU (Massimo Messina) Quando il mondo gira per abitudine, guida tu, guida tu, e quando il sole rosso acceca di consuetudine, guida tu, non vedo più. Quando il vuoto frana senza vertigine e come il vento si rialzerà, che se svogliato soffia, è più per inquietudine, guida tu, gli passerà. Ed il silenzio è ormai un martello sulla sua incudine, guida tu, non tacerà, ma il frastuono addolcirà. Quando anche la pioggia sa di ruggine e al cielo blu si perdona l’assenza, e il mio specchio buio lampeggia di solitudine, guida tu, sorpasserà. E quando il tempo scorre via, che sembra immobile, guida tu, ripartirà. Quando la vita frena, ma ci sembra un turbine, guida tu, accosterà.

about

Canzoni interamente scritte, suonate e cantate dal solo Massimo Messina, nel proprio "Room-Studio" - 2020;

credits

released June 17, 2020

Original design: Massimo Messina

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about

maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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