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1. |
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CREDI, NON PUOI
(Massimo Messina)
No, tu non puoi guarire il mio disagio,
credi non puoi,
non puoi rallentare il mio orologio,
credi, non puoi
fare scomparire il mio miraggio,
credi non puoi,
tu non puoi arrestare un cuore in viaggio.
No, tu non puoi indossare il mio vestito,
credi non puoi,
tu non puoi sfamare il mio sorriso,
e anche se sai
dire o sconfessare il mio peccato,
credi non puoi,
tu non puoi saltare il mio steccato.
Ma se vuoi colorare il mio giardino,
fiorisci, dai,
resta a tratteggiare il mio profilo.
Solitudine mai,
ma potrai schiarire il lato oscuro,
credici e vai,
salva la mia ombra dentro un muro.
Credi, non puoi,
tu non puoi afferrare il mio silenzio,
e anche se vuoi,
non puoi recintare ciò che penso.
Ma sul mio ramo,
tu puoi rinverdire il pomeriggio,
coi gesti tuoi,
fermi, ad annaffiare il mio coraggio.
L’abitudine mai,
ma potrai spuntare il mio tormento,
cresci in me e poi,
togli tu le spine al mio rimpianto,
e code di macchine e di nuvole,
cieli sfrettati, con nulla da chiedere,
smania di incidere e di cedere,
notti scontate e misteri da cogliere.
La voragine mai,
ma lo puoi colmare tu il mio vuoto,
vola in me, dai,
e potrai sentirmi meno solo.
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2. |
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DI RADO
(Massimo Messina)
Esco di rado,
ma quando torno, mi rado,
che questo tempo folto
mi fa sentir straniero,
dovunque vado.
Leggo, m’informo,
e quando è letto, mi sdraio,
nel mio silenzio scarno,
che chiudo dentro un forno,
fintanto dormo.
Tutto l’ardore e il mio disagio,
tra una sosta e un sempre in viaggio,
è cabala o destino,
puro miraggio.
Tutto l’inferno e il paradiso
di una scelta e un mai deciso,
è abitudine e lavoro,
fuga e coraggio.
Su, destriero, corri sul mio sentiero,
tu, pensiero folle di desiderio,
mostra il dorso di un sentimento brado,
prima che cado.
Spesso mi sbaglio,
ma se non erro, mi perdo
sotto quel sole rosso,
che se alzo in su lo sguardo,
prendo un abbaglio.
Tutto l’ardire e il mio diniego,
è un “sì, grazie” e un “anzi, prego”,
che sia supplica o castigo,
boria e sussiego.
Tutto, a ritroso o all’arrembaggio,
nel mio cuore è un tatuaggio,
troppo nitido e sbiadito,
sponda e naufragio.
Su, guerriero, forza, sferra l’attacco,
svelto arretra, sterza, mangia lo scacco,
mostra il fianco nudo,
se non mi arrocco nel mio distacco.
Su, veliero, solca quel mare aperto,
tu che porti acqua nel mio deserto,
dammi un segno,
presto, sennò m’imbarco
da un altro porto.
Tutto, ogni tempo è il suo contrario,
sia memoria o in calendario,
mera svista o chiodo fisso,
senza divario.
Tutto che è luce è lato oscuro,
sia penombra o dentro un muro,
è verità e mistero,
muto cristallo.
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3. |
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LA SCOGLIERA
(Massimo Messina)
Non c’è sole su questa scogliera,
non c’è nebbia, non c’è primavera,
non c’è pace, non c’è fortuna,
non c’è vento, speranza alcuna.
Non c’è buio, né quarti di luna,
non c’è sale, onde sulla schiena,
né un silenzio che possa udire
ciò che penso e non posso dire,
urla dentro e non ha una voce.
E il falco scuro della libertà
va su, tra gli alberi,
e c’è una forza dentro te,
ma non ti chiedi mai cos’è,
che si fa gabbia intorno a noi,
e vuoi fuggire, ma non puoi.
E c’è un sentiero immenso che
ti porta indietro, e anche se
non ha un futuro dentro noi,
tu puoi scavare, se lo vuoi.
Non c’è roccia su questa pendice,
nessun drago che sfrecci feroce,
sputi fuoco e riduca in brace
quel che provo e non son capace,
urla, scalcia e fa un male atroce.
E l’antro oscuro della falsità,
sta giù, negli inferi,
e c’è un cancello vecchio che
si schiude e raglia, ma cos’è
questa catena dentro noi,
che strugge e ama, ma non vuoi?
E quell’abisso immondo che
ci fa paura, ma perché
ti fa volare in alto poi,
fino a bruciare gli occhi tuoi?
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4. |
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MIRAGGIO BLU (Onda su e onda giù)
(Massimo Messina)
Inutile remare,
le onde del mare sono troppe,
e forse mi conviene tirare il fiato,
che già il sole, a poco mi ammazza,
è così caldo che potrei impazzire.
E qualche cosa si muove dall’acqua,
affiora e non si vede più,
è solo un’ombra, oscura risacca
o è la mia angoscia, a venir su?
Inutile gridare aiuto e i soccorsi,
sempre ammesso possano arrivare,
non capirebbero le pene, né i miei rimorsi,
e non concesso, possa io raccontare.
E c’è un silenzio che muove la barca,
e la mia ansia è già a metà,
che la carena del cuore si spacca
e nel mio petto affonderà.
A questo punto,
mi conviene aspettare
un nuovo giorno e quello che verrà,
sarà il profumo delle onde, un cielo irreale,
forse un miraggio blu di libertà.
A questo punto,
mi conviene sparire,
ed accettare il mondo che non sa,
che non gli importa
dove approdo o vado a finire,
col mio tormento nella stiva
o come un tronco arreso alla deriva,
chi lo sa?
Inutile poi issare tutte le vele,
il solo vento che mi può aiutare,
è la speranza che mi scuffia e gonfia le vene,
un solo soffio mi farà partire.
E qualche goccia mi bagna la bocca
e la mia sete attenuerà,
è pioggia e sale,
ma questo mi tocca
per sfuggire alla realtà.
A questo punto,
meglio un nodo nel cuore,
che la tempesta presto scoppierà,
guarire in fretta
e rinunciare ai sogni e all’amore,
è il giusto prezzo per la libertà.
A questo punto,
mi conviene tradire
ogni ideale mio di verità,
e trascinare questa chiatta senza motore,
verso una grotta che respira
o sull’aguzza roccia che mi sfida,
si vedrà...
Onda su,
solo il vento sa,
questa dritta prua
dove porterà.
Onda giù,
solo il tempo va
dove la marea
si dissolverà.
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5. |
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ISOLA DIVENTO
(Massimo Messina)
Laddove il rancore
si inchina all’amore,
laddove il lento deflusso
s’ingozza di pianto,
laddove il fuoco
strugge il rimpianto.
Laddove il clamore
è in lingua di mare,
l’ago del tempo si spunta
e dal bosco straniero,
scuro il sentiero,
torna sconfitto.
Isola divento
e puro incanto mi sento,
libero il mio istinto
da ogni inganno violento.
Cigola il mio odio,
e d’olio santo mi unguento,
sanguina il mio cero
e cola sciolto disagio.
Laddove il candore
si piega all’ardore,
laddove il cielo dissona
e distorce il suo manto,
laddove è storto
pure il silenzio.
Isola divento
e mi distacco dal mondo,
faccio un nodo stretto
alla mia vela, m’imbarco.
Libero la mente
ed in quel vuoto mi assento,
profugo pensiero
di un immenso divago.
Mi perdo,
vado appresso alle nuvole,
ma non riesco a spiegare
quella pioggia che cade.
M’immergo
e mi intingo nel buio,
ma non riesco a carpire
quest’oltraggio di luce.
Laddove il fragore
s’intride di pace,
laddove il tempio distrutto
risorge dal fango,
laddove il volo
non è mai stanco,
laddove il sale
sfrega lo scoglio,
laddove il vento,
soffia il mio canto.
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6. |
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QUANDO ME NE ANDRÒ
(Massimo Messina)
Quando me ne andrò,
ti ricorderai di me,
quando tornerò,
ti sorprenderai, perché
gli occhi tuoi sono uguali ai miei,
e ti chiederai se uno specchio sei.
Quando me ne andrò,
non dimenticare mai,
che se busserò,
sarà il vento, ma aprirai,
soffierai nei tuoi vetri bui
e mi appannerai,
se gli sguardi miei,
sul tuo dito avrai.
Quando volerò,
forse ti confonderai,
e il ricordo tuo
con un cielo scambierai,
librerai nei pensieri miei,
ti convincerai che aquilone sei.
Quando sgonfierò
e il pallone scalcerai,
non mi perderò
dove mi ritroverai,
e se mai
incrociassi i miei passi,
nel viavai dei silenzi tuoi,
mi saluterai.
Quando brucerò,
la mia fiamma abbasserai,
quando pioverò,
il tuo ombrello chiuderai,
alzerai su le mani e poi,
mi raccoglierai tra i sorrisi tuoi.
Quando tacerò,
il mio vuoto sfonderai,
e se dormirò,
dentro i sogni chiamerai,
perché i miei
sono uguali ai tuoi,
e finché lo sai,
sogna quanto vuoi,
non mi sveglierai.
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7. |
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LA TUA FORZA
(Massimo Messina)
L’aria non ha confine
e il vento stesso non ha pudore,
la pioggia sa cadere
e piega la roccia, senza sudore.
Tu non la puoi sentire,
e forse, neanche la puoi sapere,
spesso ti urla nel cuore,
con tutto il fiato che gli rimane.
Vedi, la tua forza è come un fiume,
sommersa isola di mare,
se non hai voglia di reagire,
si desta e inizia a camminare.
Vedi, la tua forza è nel bicchiere
che non riesci a sollevare,
uno stelo che ti appare lieve,
ma non potresti sradicare.
L’onda non ha mai fine
ed il suo viaggio non ha colore,
nella bonaccia ostile
e verso una costa di schiuma e sale.
Tu non la puoi capire,
e se anche a volte la puoi temere,
corrode le catene,
e nella tempesta ti può guidare.
Vedi, la tua forza è nelle piume
che non riescono a volare,
ma come lava di un cratere,
sta nel profondo a gorgogliare.
Vedi, la tua forza è in quelle brume
che non riesci a dissipare,
il suo coraggio è rimanere,
quando è più semplice scappare,
è forza di credere,
di osare, remare…
Tu non lo puoi capire,
ma in cielo, tutto non può brillare,
nemmeno il buio sa dire,
dove la luce potrà arrivare.
Vedi, la tua forza è una canzone
che non riesci a ricordare,
ma sotto un volo di falene,
ti fermi e torni ad ascoltare.
Vedi, la tua forza è nel forziere
che non riesci più a trovare,
quella penisola di sole,
se vuoi, ti aiuterò a cercare,
è forza di vivere,
guarire, lottare…
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8. |
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UN GATTO PER LA STRADA
(Massimo Messina)
Se qualcuno lo sa,
se qualcuno consente,
se qualcuno è a metà,
se qualcuno approva o dissente,
che importa,
faccia quello che gli pare,
che il mondo prende il volo
e poi scompare.
Se qualcuno ha pietà,
se qualcuno si offende,
se qualcuno è aldilà del mio buio, chiuda le tende,
in fondo, ne ho diritto,
se mi piace,
che il mondo già è uno scempio
e anche l’amore tace.
Che sensazione strana,
che sensazione rara,
che sensazione nuova.
Tu non puoi capire l’aberrazione,
tu non puoi sentire,
la mia canzone suona,
è un gatto per la strada,
e accada quel che accada,
la sua intenzione è buona.
E se qualcuno
prega sul pontile
o insegue la mia rotta,
tiri i remi in barca,
che già la vita è corta
e la mia luna è storta,
e il senno mio è tempesta.
Tu non puoi carpire la mia ragione,
tu non puoi sapere
la mia disperazione,
è un gatto per la strada,
e vada ovunque vada,
non vedi che la coda.
E se qualcuno
ha i piedi sul mio aliante,
che spieghi, dia l’esempio,
il cielo è grande,
oppure chiuda il becco
e viva in pace,
che già il silenzio stesso
è il ghigno di un rapace,
e ogni occasione è persa
e la stagione è chiusa,
e il drago è nella testa.
Tu non puoi guarire la mia ossessione,
tu non puoi frapporti
tra il cuore e la mia spada,
che già la notte affonda,
e il gatto non ascolta,
e giri come gira,
va dritto e non gli importa,
è un gatto per la strada,
e accada quel che accada,
la sua intenzione è buona.
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9. |
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CHE CI COSTA?
(Massimo Messina)
Nel cammino forestiero,
faccio buio, tu il sentiero,
su, che ci costa?
Nel veliero senza un faro,
tu forziere ed io corsaro,
su, che ci costa?
Tu pensiero passeggero,
io quel cielo che non piove mai,
non ci costa niente, dai,
non ci costa niente poi,
accostare i sogni ad una pozza.
Nella grotta, dentro un fiume,
tu la torcia ed io barlume,
su, che ci costa.
Nel bagliore clandestino,
io la brocca e tu il buon vino,
su, che ci costa.
Sotto l’onda o sulla cresta,
verso un mare che non basta mai,
non ci costa niente, sai,
non ti costa niente, puoi
appoggiare il cuore alla mia costa.
Nella pace e nel frastuono,
brucia il lampo, straccio il tuono,
dai, e se vento soffierai,
quando mi sventolerai,
fallo senza sosta.
Senza fiato, né respiro,
monoruota, a mezzo giro,
dai, non ti costa niente sai,
e se forze più non hai,
sui miei desideri frena e accosta.
Nel silenzio che ci spalma,
tu fai ombra ed io la la palma,
su, che ci costa?
Sotto il sole che ci gronda,
io il sudore e tu la fronda,
su, che ci costa?
Nella noia che ci appesta,
io il mortorio e tu la festa,
dai, non mi costa tanto poi,
giusto il tempo, se lo vuoi,
di avvitare i piedi alla tua giostra.
Nella sabbia che ci stanca,
tu uragano ed io la spiaggia,
dai, che se mi solleverai,
un granello dei miei guai
alzerà tempesta.
Sulla roccia o nell’imbuto,
tu la goccia ed io lo sputo,
dai, non ci costa niente ormai,
scivolarci, se non vuoi
asciugarti senza farlo apposta.
Dentro un mondo pergolato,
tu giardino ed io steccato,
puoi rinverdire quando vuoi,
e se il prato è dentro, sai,
sconfinarlo in fondo che ci costa?
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10. |
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SI FA PRESTO (Massimo Messina)
Si fa presto a dire “pace”,
a una lama che affonda nel cuore,
si fa presto a dire “croce”,
ma il silenzio non riesce a tacere.
Voglia di uscire
o è voglia di starsene
a casa, a dormire,
da soli, a pensare,
cos’è?
Si fa presto a dire “sempre”,
a uno schermo che annuncia la fine,
si fa presto a dire “stelle”,
ma oltre il buio non riesci a vedere.
È voglia di alzarsi
e lasciarsi cadere,
amarsi e distruggersi,
a morsi e catene.
È voglia di perdersi
e di arrampicare
pensieri più alti del sole,
del sole…macché?
Si fa presto a dire “pace”,
si fa presto a dire “croce”,
si fa presto a dire “amore”,
perché…perché?
Si fa presto a dire “altrove”,
se anche l’aria si intride di sale,
si fa presto a dire “niente”,
quando il pugno vorrebbe afferrare.
È voglia di credere,
di spergiurare,
mentire e difendersi,
fino a stremare,
voltarsi e fuggire,
per poi ritornare,
arrendersi e farsi del male.
Mi chiedo cos’è,
che ci fa già un male cane,
che ci fa mentire al cuore,
che ci farà dire niente,
cos’è…cos’è?
Si fa presto a dire stelle,
si fa presto a dire sempre,
si fa presto a dire altrove…
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11. |
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CI SARÀ TEMPESTA
(Massimo Messina)
Ci sarà tempesta,
forse solo una foglia,
ci sarà una festa
o una semplice lingua di carta
che risputa e rientra,
una pioggia che illusa,
ci vorrebbe guarire
dal deserto più vile
che si crede una spiaggia,
con una sola goccia.
Sarà un volo di piume
o una stanca colomba,
una selva di rane
che solleva una sola zampa,
prende quota e non salta,
una spina nel cuore,
ma che intanto fa male,
come mille pugnali
assetati d’amore,
occhi intrisi di sale,
e odi quella cicala
che ti sfrega la testa
come carta vetrata,
ti dà sonno e ti desta,
ma quel suono non cessa,
e non esci di casa.
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Canzoni interamente scritte, suonate e cantate dal solo Massimo Messina, nel proprio "Room-Studio" - 2020;
Original Design: Massimo Messina
released August 27, 2020