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Tela grezza (Maxmex)

by maxmex

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1.
TELA GREZZA (massimo messina) Del quadro tuo senza cornice, sempre m’illuderò di essere io quell’aquila che adesso piomba giù su un marinaio vecchio e triste che punta il dito a nord, stregato da una luna che ormai non vede più, in quel suo mare tranquillo ad aspettare l’onda che lo porti via verso un banale tramonto screziato d’ocra e scarsa fantasia. Sembra scolpito il mento invece è un denso grumo blu e scola la memoria da quel ricordo suo nell’oblio pastellato d’irte stelle che ridonda nostalgia, tra lo scontato rollio delle barche gonfie di monotonia. E sembra urlare al vento tutto il rimpianto suo, nell’ovvietà di un faro, cliché che simboleggia dio. E sembra ora che il fumo del suo tabacco sia la nuvola di un cielo che va e non ritorna più. E frana la scogliera dentro il dirupo buio che di quell’aquila cela i grossi artigli e riflette l’ombra sua su un marinaio triste e dal volto stanco che ricorda quello mio, vagamente il volto mio E sembra ora che il fumo del suo tabacco sia la nuvola di un cielo che va e non ritorna più.
2.
LE OMBRE (massimo messina) Come le ombre si impadroniscono di tutti i muri, dei portoni e delle strade, come le luci impallidiscono, nervosi vetri che cominciano a tremare ed i tetti delle case quasi si abbassano. Sviene la pioggia, i rami si abbracciano, il buio è fermo come una statua di sale e le fontane scosse balbettano, stelle insicure ammassate come lacrime in un cielo senza pace che si rigira ma non riesce più a dormire. L’ansia del tempo che non vede più l’ora, tarda la fretta, frena l’anticipo. Fuma guardinga dietro l’angolo l’alba, fari vili si nascondono tra viali che scappano. Collosi guanti neri si allungano, scruta la luna, come l’occhio di un rapace che anche l bianche rocce vacillano, persino il vento che trattiene il suo respiro, è allo stremo e il suo torace pieno di neve sembra stia per confessare. Fuga di foglie in preda al panico, l’acqua frigge, le scale sono in bilico. Cieche finestre ora si guardano mute, tese grondaie deglutiscono, chiusini singhiozzano. Gli archi, delfini che saltano sopra marmi e navate del portico, toccano e rimbalzano.
3.
CHI SEI TU? (massimo messina) Chi sei tu? spenta negli occhi miei, che accendi il buio e vai fosca nei miraggi tersi di verità. Chi sei tu? che onesta menti e poi bugiarda come mai, fuggi tra gli specchi sinceri dell’anima Tu, fermo immagine di sguardi nostalgici, sfrenata mia voglia di apatia. Tu, sfera immobile di un mondo che rotola, stentata scossa di energia, cera nei miei orecchi che sciogli e ogni lacrima è euforia mi assenti per farti compagnia, svegli i miei silenzi nel sonno che incespica. Chi sei tu? freccia nel cuore mio laddove non c’è dio, eresia o preghiera, tu roccia che sanguina, ombra incolore dal ghigno rapace che plana sulla mia fantasia, gioia mia atroce che brucia e mi piace, venefica goccia di follia, spugna nel deserto, dubbio serpente, pensiero torrente, steccato nella mia volontà, vento che strugge, respiro di piogge, tu, spiaggia nevrotica, marea di erosi sbadigli, che insegni la libera fobia nell’aula della mia prigionia, spieghi le tue ali e i sogni miei volano…
4.
RIDI AMOR MIO [del tempo che fugge] (Massimo Messina) Ridi amor mio del tempo che fugge, sprezzante la tua allegria. Sfida quel vento che imbianca i capelli, che altera tu scioglierai. Smorza il brusio di un fiume che scorre, versa il silenzio tuo nel ticchettio di un cuore che batte e non si ferma mai. Cattura il buio con tele di sguardi, affacciati al sonno mio e cala giù panieri di sogni, salta nel vuoto mio. Gonfia di invidia l’alta marea, al moto dei fianchi tuoi. Quel dondolio, il rollio delle barche lento sconvolgerà. E come in mare, paura e dolore si infrangono in te e in quell’intrigo di stelle, confondi la luce. Ogni sorriso che fai, il mio orgoglio corrode e il tuo respiro ora inonda la scogliera di pace e pure il cielo che cade tocca il fondo e risale felice Inquina l’acqua salmastra e la roccia con la dolcezza tua. Asciuga il sole, ammalia gli specchi, acceca quest'odio mio. Se anche il pensiero più audace ti sfiora ora esplode, zolla di un campo minato di gioia ed amore. Apri all’autunno che sfoggi un vestito di foglie, come dire, "ti piace, sì?”
5.
BOSSA DI MAGGIO (Massimo Messina) La Bossa di maggio che ho per te, mi prude nel naso, come se l’allegria mutasse in allergia, ho il polline addosso della tua. Nella pioggia frigge la voce mia, come una crocchetta di follia, il vento che fiuta la marea, annusa i miei piedi e fugge via. Abbaiano le nuvole, il cielo ringhia ormai, scodinzolano i rami, ma a chi, non lo so mai. E saltano in mente quei ricordi sulle zampe ritte, e sia, lascia due fangose impronte nella memoria mia. La Bossa di maggio è lenta sì, mi lega al guinzaglio ed io resto qui, solo ad aspettare, così. E cade la sabbia dai miei pugni chiusi, il tempo non passa più, sembra accucciarsi l’inverno e il buio resta su. La Bossa di maggio è per te, lo sai, la lancio e per sempre tu correrai in questo silenzio, su vai!
6.
BASTAMARE (massimo messina) Ogni marinaio al centro dell’universo sa che il vento di un mare aperto invano non soffia mai, se la prua della sua rotta ora punta l’ago su una terra straniera. Tu, sirena muta del cuore mio che non mi tenti, lo sai, l’eco non risponderà, dovrò navigare ancora sopra il ponte oppure sottocoperta, chi lo sa? Anche l’ombra di un gabbiano sospesa come un aeroplano, su quel veliero caldo non cade mai, se la casa è la sua roccia, il futuro è l’antro scuro di una caverna. Scegli dunque tu la bitta che vuoi ma non illuderti mai, la fune si scioglierà e nella stiva del mattino o forse ai piedi del tuo cuscino mi troverai. Sfonda il buio a calci, spranga i miei giorni, spalanca tutte le porte del mio mondo, spacca tutti i vetri, squarcia la luce, soffia in tutti i quadranti del mio vento, straccia le mie mappe, sposta le stelle, sconvolgi tutti i sestanti nel mio cielo, scoppia in tutte le clessidre, sventagliami in tutte le sabbie del tuo tempo. Con la cima di una vela si ammaina il cielo dalla sera che sulla terra ferma barcollerà, ubriaco della spuma nel riflusso acre della risacca. Tu, luna crescente nel vuoto mio che mi proteggi, lo sai, l'istinto mi porterà sulla strada di un ritorno disperato a te che tutti i miei viaggi perdonerai. Spegni tutti i fari, sporca i confini, spaventa nuvole ed onde col silenzio, spargi pace e iodio nella tempesta, scandaglia tutti i rimpianti dal profondo, spingi al largo tutte le meridiane, sputa lacrime e sale sul mio viso, scardina il dolore da questi remi, sfilami dagli scalmi del tormento, sfrangia il cuore mio da tutte le alghe, spazza le mie banchine dell'inverno.
7.
UN BATTITO DI ALI (massimo messina) Un batter di ali sento quando ti avvicini, una goccia sulla spalla fredda più del marmo quando ti allontani, una sforbiciata di piaceri immensi e schiuma nei pensieri folti, un risciacquo di sudore spettinato, scroscio di bollori freschi. È un silenzio sconfinato il tuo sorriso spento nei miei quadri vuoti, li disprezzi con ammirazione poi li rubi senza mai toccarli, mi dirigi che mi fai sentire vero attore nei tuoi primi piani, poi ti scusi un momento e mi abbandoni ore nei tuoi scantinati. È uno scambio di vento tra noi due però ognuno poi resta sulle sue, io che fumo la sigaretta tua, dai polmoni tu aspiri l’aria mia. Io colomba e tu aquila ossia, tu hai una smania rapace di apatia, io una fretta di candida follia ma ciascuno vola nel cielo suo. La tua voce sa di menta, il nome tuo di orzata, mi disseta già la tua presenza, il tempo è burro, il buio marmellata e mi lecco questa attesa che si spalma densa di cremosa sera sopra ai muri e ad un tetto che un minuto fa, ti giuro no, non c’era. E la stanza si addormenta coi rumori spenti, i libri capovolti ma tu leggi dentro i miei silenzi ad occhi chiusi pur di non svegliarla, mi fai segno di far piano, ti avvicini al letto poi in punta di piedi, mi accompagni alla porta e mi ringrazi tanto ma non sai che farci. È uno sguardo specchiato tra noi due ma nessuno si riconosce mai, tu hai due braccia imprestate e son le mie, io che inciampo e però ho le gambe tue. Tu conchiglia ed io sogliola cioè, in parole salate, io e te, tu che sputi e divori la marea, io, davvero, che faccio non ho idea. Io colomba e tu aquila ossia, tu hai una smania rapace di apatia, io una fretta di candida follia. Tu conchiglia ed io sogliola cioè, in parole salate, io e te, tu che sputi e divori la marea... È un abbaglio riflesso di lealtà ma al suo opposto poi ognuno tornerà, ciascuno con la stessa ipocrisia sulla fronte della doppiezza sua, come un Giano che s’ignora.

about

Canzoni interamente scritte, suonate e cantate da Massimo Messina / Room-Studio 2013.

credits

released August 4, 2013

massimo messina (maxmex): Sequencer - Keyboards - El. piano – vocals;
Disegno originale di Massimo Messina.

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about

maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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