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Giorni contati (Maxmex)

by maxmex

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1.
AL PASSO (massimo messina) Strada strada, passo passo, stanco, al freddo, al buio ma ci arriverò, lo sento, serve ancora un po’ di tempo, basta ancora un po’ di tempo… Ansimando, a piedi scalzi, spettinato, curvo, aggrappato al mio silenzio, sotto l’arco di un convento, forse arriverò redento. Autostrade sfilacciate scarpinate, lande desolate, cave, spiagge, anche sotto giuramento, conto di arrivarci a stento… Assetato, arso dalle campagne, pietre aguzze, cieco, avvolto dai miei stracci, tutti i sogni nella mano, ma ci arriverò lontano… Già, sull’orlo del precipizio, annaspando in un burrone, zoppo, senza unghie e senza mento, ma ci arriverò cadendo… Giù, con dolore e col mio pianto, tra rassegnazione e scoramento, ma ci arriverò d’incanto, non so dove e chissà quando… Grandinate, piogge torrenziali, fiumi in piena, coi macigni sulla schiena, già sento che vado affondando, ma ci arriverò nuotando… E via, contro mano e senso, chiudo gli occhi e vado, che se sbaglio, poi mi pento, giuro, prima o poi, a metà concerto e anche se il teatro è spento. Già, che anche se sono sicuro, alla fine, di trovarmi innanzi un muro, non mi fermerò di certo che sia voluttà o deserto. Già, senza gioia e mai un lamento, stelle, penne d’oro e firmamento, strada strada, passo passo, va a finire che mi scasso… Già, che se ormai sarò distrutto, anche a costo di dover rifare tutto, non mi arrenderò, lo sai, tanto in tanto, non si arriva mai… Non mi arrenderò, lo sai, tanto, intanto, non si arriva mai...
2.
NESSUNA PAURA (massimo messina) Qui nessuno ha paura di restare solo, di esser rincorso, preso a colpi di pietra, di saltar nel fuoco. Qui nessuno ha paura di restare indietro, nel toboggan, scivolar via di schiena, su biglie di vetro. Qui nessuno ha paura di morire presto, si siede al banco e poi si va in silenzio, senza mai contare il resto. Fango nelle mani, dormir per terra, come cani, pioggia nei pensieri, scrosci di noia e tutto è come ieri. Qui nessuno ha paura di restare al buio, si sceglie a caso fra tante finte porte, che danno nel vuoto. Qui nessuno ha fortuna, tanto più è il decoro di uscire all’alba, senza bugia o ragione, senza mai un lavoro, coi pugni muti, curvi sulla ringhiera, fermi lì, a fissare il molo. Sabbia nei respiri, lampi di dubbi in bui sorrisi, rabbia all’orizzonte, niente domande e niente che risponde... niente che risponde... Qui nessuno ha giustizia, tutto sa di eterno, si aspetta il tram della rassegnazione che ci porterà all’inferno. Sangue nei vestiti, tirar giù calci e su sospiri, stretti ora alle corde, ma per fortuna qui c’è un pianoforte… qui c’è un pianoforte… qui c’è un pianoforte…
3.
TU CHE LA MIA FACCIA HAI (massimo messina) Tu che la mia faccia hai, nasconderai nel vento i miei occhi bui. Tu che la mia rabbia vuoi, lo spegnerai l’incendio presto, sai. Tu, che già la mia allegria disciogli nel tormento, poi berrai. Tu, che ora la voce mia avvolgi nel silenzio, tu lasciami almeno i miei sogni sinceri. Su, lo vedi che la strada è corta ed io in piedi? Dammi la mano, ci vediamo poi, procedi. Vai tu alla fine, ti raggiungo al punto, mi credi? Un giorno tanto torneranno tuoi. Tu, che alla memoria mia accederai e consenso non avrai. Tu, che la mia fantasia oscurerai di colpo, salterai dallo schermo. Tu che alla mia festa andrai il giorno che mi assento, tu lasciami almeno quei sogni più veri. Sì, lo sento che la strada impenna, ma credi, se sarò stanco, mi rialzerò in piedi. Son già alla frutta, però correrò, che temi? Un giorno o l’altro te li prenderai. Tu che la mia faccia hai, coi miei occhi bui, tu sparirai. Tu che la mia rabbia vuoi, in quell’incendio tu brucerai… Su, bevi la mia allegria ma nel tormento ti scioglierai. Avvolgi la voce mia ma in quel silenzio tu annasperai, soffocherai... Tu che avrai la mia pazzia, la noia ed il mio inferno, se pensi che sono i miei giorni contati, no, ti sbagli, la mia strada è lunga, non credi? Stammi lontano, pensa i fatti tuoi, prosegui. La strada è lunga e se tu corri, vado a piedi, Ciascuno al passo, per i fatti suoi… Ciascuno al passo, per i fatti suoi… Stammi lontano, fatti i fatti tuoi...
4.
FELICE BORGONUOVO (massimo messina) Questo mio non è un fandango, assomiglia più a un flamenco ma per tratti sembra un tango, forse perché mi avvicino col mio passo misterioso, ad un ritmo assai diverso dal mio cuore un po’ omertoso, piango, eppure son felice. E il mio tocco delicato va, a svoltare le maniche dalle camicie. E d’un tratto mi ritrovo già a svuotare le taniche sulle vetrine ed addosso anche a me. Attenzione alle macchine, che vanno a fuoco, attenzione a quei bimbi, via, che attizzo il rogo, attenzione, tra poco appicca, “a’ picca”: “poco a poco" Attenzione ai vestiti che qui brucia tutto, alle barbe, ai capelli, che scoppio di brutto, soprattutto a chi ha il pizzo, che “appizzo” è: “ho perso tutto”. Son felice, son felice, son Felice Borgonuovo. Son felice, son felice, son Felice Borgonuovo. Questo mare è un nero stagno ed il cielo ora è impastato, sembra libero anche il vento, placido nell’orizzonte. E il mio il tacco sollevato sta a piegare maglioni sopra gli scaffali e di colpo mi ritrovo qua, a sfondare di calci banconi e fanali, tutto quello che c’è. Attenzione a quei manichini intrisi in fondo, fuori dai camerini, via, non ne rispondo, che anche se non appicco, io comunque “vado a fondo”. State indietro a quel fumo che sta mi sta avvinghiando, attenzione ai miei piedi, no, non è un fandango, non un “casché” di un tango ma il viso mio nel fango. Son felice, son felice, son Felice Borgonuovo. Son felice, son felice, son Felice Borgonuovo. ................................. Son Felice Borgonuovo Son felice, son felice, son Felice Borgonuovo.
5.
PARLI CON ME (massimo messina) Di solito, ho gli occhi persi ma tu sai frugar nei miei silenzi, non sopporto gli orologi, me lo dirai tu che giorno è oggi, stanza buia ora è il mio viso ma tu entri e accendi all’improvviso, mi rinchiudo al pianoforte ma spalancherai tutte le porte… Di norma, io cammino lento ma con te sembra che stia correndo, sono angusti i miei negozi ma tu rendi immensi quegli spazi, se aquilone mi allontano, sento il filo tuo nella mia mano, a guarire ogni ferita, pensi tu col tuo schiocco di dita. Parli con me, mentre prepari il caffè, bella tu sei, resta così, tu non cambiare mai. Musica tu e il resto parla di noi, musica semplice… “Fa attenzione, che la tazza brucia, brucia!” Di contro, io mi sveglio presto, ma tu dormi, dunque non fa testo, gonfia il mare i tuoi respiri, come l’onda sbatte, ti rigiri, sullo scoglio, faccio piano ma tu allunghi e afferri la mia mano, mi trascini tra i fondali tuoi più oscuri e tu marea, risali. Tanto lo so, non mi addormento ed io non so contare fino a cento, ma accarezzi i miei capelli e ti salvi, perché hai gli occhi belli. Parli con me mentre mi porgi il caffè, bella tu sei, se tutto cambia, non cambiare mai. Musica tua e il testo parla di noi, al ritmo semplice del nostro amor che nella tazza brucia, brucia! E anche se non ti chiedo scusa, per ogni mio lamento, berrò un sorso di olio tuo e ad ogni mio dissenso taroccato da presagio di indovini greci, lascia che io cada, sacco vuoto sui tuoi ceci, a peso morto, coi ginocchi nudi e penitenti, senza dir più nulla ma digrignerò un po’ i denti, assetato nella pozza tua dei desideri, affamato del tuo corpo oggi, come ieri. E se ti sembra strano che per te io tremi ancora, ricorda che l’amore è il dado che ha una faccia sola, puoi tirarlo mille volte e mille altre ancora farà sempre 2 e se non ci credi, prova… Balla con me mentre beviamo un caffè, bella tu sei, segui il mio passo, non ti fermare mai. Musica tua e il testo parla di noi, un ritmo semplice, ma attenzione, che la tazza brucia, brucia!”
6.
SILENZIOSO (massimo messina) Brucia appena un poco, ma il male dentro sputa fuoco e il vecchio torna ragazzino, con gli occhi chiusi, i sogni di un bambino. E come il vento va, ricomincia a correre tra speranza e polvere, tutto è silenzioso… Ricomincia a vivere la voglia di esistere, tutto è convinzione, volontà e passione. Spreme il dentifricio, tutto il dolore dal tubetto si versa come il sacrificio del tempo che ora scivola di mano. E tutto intorno sta in agguato, immobile, come un fermo immagine, buio e silenzioso. Colazione, allungamento, ambizione, fallimento, rabbia e ostinazione, forza, impegno. “Hey, fuori che tempo fa? non son sicuro più, fa un freddo qui dell’anima, ma sento che è possibile raggiungere quel tempo che adesso va più lento”. Tutto è appeso a un chiodo, ma il cuore batte che è un martello, la gamba “screccia” sul terreno, la pioggia schizza fredda dal suo viso. E il suo entusiasmo va, ricomincia a crescere la forza di credere, tutto è silenzioso… Stenta un po’ a sorridere ma ha voglia di vincere, con disperazione dubbi e inganno… “Già, ma quanta strada fa il silenzio, perché sono scoperto? ho freddo giù, nell’anima, ma se mi fermo, è facile che fugga via quel tempo che dentro sta svanendo” Brucia ancora un poco, ma il male dentro ora è silenzio, e il vecchio sembra ancora un ragazzino, su quella pista ha gli occhi di un bambino e solo il vento va… “E se va, dove va?” Tutto è silenzioso Come va? Come va? “Tutto è silenzioso… Tutto è silenzioso…” Come va? Come va?
7.
GIROTONDO DELLA GUERRA (Massimo Messina) Ogni volta che mi tocca correre, penso ai tuffi in quel campo di grano, ma mio padre mi ha insegnato a stringere il fucile forte nella mano. Ogni volta che mi tocca fingere, ho paura d'esser vero morto, ma mia madre mi ha insegnato a credere in un martire che poi è risorto. “Figlio mio, tieni la testa giù, la testa giù, che finirà la guerra”. Girotondo della guerra, giù, che casca il mondo, boom, e tutti giù per terra. Spara e poi ritira il mento, scantinati e soffitti di legno, ma mirare al vento è già difficile da spiegare, dunque, lo disegno. Niente occhiali, né più matite in mano ma carbone, fumo e il mio unghio destro, che ogni foglio sembra già un proiettile, l’appallottolo e giù nel canestro. “Figlio mio, tieni la testa giù, che molto presto, giuro, finirà la guerra”. Girotondo della guerra, giù, che casca il mondo, boom, e tutti giù per terra. Ogni volta che mi tocca dormir per terra, serro i denti e mi accovaccio ai fianchi, con il fango appiccicato sui ginocchi, frugo in tasca tra i miei scarabocchi. Tengo in mano la foto, è mio fratello che mi guarda muto ed io gli parlo, quando il buio sbuca fuori dal terreno, non risponde ma è così sereno. “Figlio mio, tieni la testa giù, la testa giù, che finirà la guerra”. Girotondo della guerra, giù, che casca il mondo, boom, e tutti giù per terra. Scappa con quel pallone in mano, non voltarti che ho il tuo fiato al collo, ma in un campo giallo, anche un puntino rosso è un rigore per ogni cecchino. Bravo, resta così in silenzio, con le mani giunte sul tuo petto, palla all’angolo, il portiere, giù all’estremo, ma tranquillo, presto ce ne andremo. Se ritorno tutto intero, giuro, quel giorno, giuro, vincerò la guerra. Girotondo della guerra, giù, che casca il mondo, boom, e tutti giù per terra. “Figlio mio, tieni la testa giù, la testa giù, che finirà la guerra”. Girotondo della guerra, giù, che casca il mondo, boom, e tutti giù per terra. “Figlio mio, tieni la testa giù, la testa giù, che finirà la guerra”. Girotondo della guerra, giù, che casca il mondo, boom, e tutti giù per terra.
8.
LIBERA LA TUA ARMONICA (massimo messina) Libera la tua armonica che nel vento va, sale in alto e torna giù. Libera la tua musica che è una trottola, tutto il mondo girerà. Libera, la tua America suonerà… Libera la tua anima sopra un albero, quando il ramo spezzerà. Libera quella giostra va, non si ferma mai, l’uragano domerai. Tienila stretta al cuore tuo e quando vuoi, suonala per me, suonala per me… Libera la tua anima nel Rhythm & Blues. Libera la tua lirica roca del Sud. Libera, la tua Africa tornerà… Libera la tua mimica da quel fango che presto tutto coprirà. Liberala dal fiume che al passo tuo si accompagnerà e ti porterà lontano... Libera la tua musica nel vento… Libera la tua armonica, la sento… Libera, la tua anima sporca del blues.
9.
SUI TUOI PASSI (massimo messina) Ho provato a camminare sui tuoi passi per capire com’è che si respira polvere, ho provato ad indossare i tuoi vestiti, per sentire su me il sudore e la terra. Ed ho attraversato a piedi tutti i tuoi quartieri ed adesso lo so cosa vuol dire correre, e ne ho presi in faccia tanti dei tuoi schiaffi... Non ti merito più, non ti merito più… Ho provato a disegnare i tuoi silenzi, dunque, adesso lo so cos’è la solitudine, ho imbracciato uno per uno i tuoi fucili ed ho ucciso, mio Dio, com’è brutta la guerra… Ho scavato i tunnel tuoi a nude mani, per comprender che mai nessun lavoro è umile, accecato nel tuo sole, senza occhiali... Non ti merito più, non ti merito più… Ho provato anch’io a solcare le tue onde, ho cambiato colore, a costo di annegare ma se quel mare è il giusto prezzo del tuo amore, io non ti merito più, non ti merito più… Potessi tornare indietro, rimediare a una vita intera, ma forse sbaglierei ancora, magari alla stessa maniera… E non serve rimestare, scoperchiare tutti i vasi, quel che ora c’è, non c’era, quel dolore in me non c’era. Ed ho mendicato nudo nei tuoi viali, ho patito la sete, e i morsi della fame tua, ho provato a disprezzare i tuoi “diversi”, già, ma non temo l’amore, non mi turba il tuo amore… Così, mi son perduto al banco tra i tuoi whisky, per conoscere il fondo, morire e poi risorgere, e ho tenuto in mano tutti i crocefissi tuoi, ho pregato Gesù, ti ho chiamato Gesù…. Ho studiato giorno e notte sui tuoi libri, e ho imparato il perché non mi ha insegnato a leggere, hai barato per svelarmi trucchi e inganni, che la vita è la strada, ogni vita è una strada…
10.
L’ULTIMA CORSA (massimo messina) Quando parlano, a volte mi sembra di capire, ma in realtà non m’illudo, vorrei esser a casa coi miei occhi a sognare, cerco invano una sedia, ma anche sotto il divano, e non sono che un chicco in un campo di grano. Quando vado a una festa, rido e stringo la mano, in realtà sto cercando l’uscita e la mangio con gli occhi quella porzione di vita, prendo solo una fetta, però vado di fretta, che già sento quel nodo stringersi e ogni mio respiro occludersi, la maniglia aprirmi e chiudermi. L’ultima corsa sopra il tetto del mondo, un parapetto dove sporgersi. L’ultimo grido che mi afferra la gola, smorza il mio fiato, perché amo ogni cosa, lo so, lo so, ma non mi sento felice… Quando guardo su in alto, già mi manca il soffitto, tanto che buco il cielo al pensiero, e se guardo poi in basso, vedo ancora i miei piedi galleggiar tra le stelle, che anche quell’universo dentro il buio sembra muoversi, e di colpo sento sciogliersi quella voglia di nascondermi. L’ultima rosa già la stringo, la sento, cerco la spina dove pungermi. Vedo la vita quasi corrermi incontro, scusare il ritardo, e ringrazio tanto per la cortesia, ma purtroppo devo andare via.

about

Canzoni interamente scritte, suonate e cantate da Massimo Messina / Room-Studio 2015.

credits

released October 4, 2015

Massimo Messina (maxmex): Sequencer - Keyboards - El. piano – guitars - vocals.

Disegno originale di "Massimo Messina".

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about

maxmex Palermo, Italy

Massimo Messina (Maxmex) è nato a Palermo il 1° luglio 1963.
Autore di musiche, testi, poesie e lucidi deliri,
realizza in solitario le proprie raccolte musicali.

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